Il banchiere sulle tracce del comandante partigiano Bisagno

Il banchiere sulle tracce del comandante partigiano Bisagno

Il banchiere sulle tracce del comandante partigiano Bisagno

Nel novembre del 1943 non si era presentato agli uffici di reclutamento della Repubblica Sociale Italiana ed era salito in montagna.

Dalla natia Genova, in cui viveva con la famiglia, si era unito alle consistenti forze partigiane che operavano in Val Bisagno.

Si era aggregato ad un gruppo di altri giovani come lui, quasi tutti genovesi, che combattevano agli ordini del comandante Aldo Gastaldi, nome di battaglia “Bisagno”.

C’erano renitenti alla leva, universitari, qualcuno più anziano che aveva combattuto sui fronti ed era tornato.

Tra quelle montagne a lui sconosciute, Mario aveva trovato una seconda famiglia, uomini con i suoi stessi ideali di libertà e di giustizia, determinati a non arrendersi.

Gli inverni del ’43 e del ’44 erano stati durissimi.

La vita in montagna si era rivelata estremamente difficile per i ribelli, ma grazie alla coesione con i propri compagni anche i momenti peggiori erano stati superati. Il gruppo di Mario operava nell’alta Val Bisagno, con qualche puntata fino al monte Antola o in Val Trebbia.

Tratto da I diavoli di Bargagli di Ippolito Edmondo Ferrario, Fratelli Frilli Editori, 2022

 

 

Il banchiere, il Giappone ed il Sumo

Il banchiere, il Giappone ed il Sumo

Il banchiere, il Giappone ed il Sumo

Si sintonizzò in streaming su uno dei canali giapponesi che trasmettevano sport e che seguiva regolarmente.

Fu fortunato.

Stavano trasmettendo le immagini del torneo di sumo che si stava svolgendo in quei giorni a Osaka, in Giappone.

Il banchiere fu colto da un incontenibile entusiasmo.

Si versò un bicchiere di torbato, prima di godersi gli scontri tra i rikishi, ovvero i lottatori, determinati a salire di posizione nella graduatoria chiamata banzuke.

Chi fra loro fosse riuscito ad entrare nella classifica dei primi cinquanta campioni avrebbe avuto il diritto ad un vitalizio.

Il banchiere sembrava ipnotizzato da quei corpi enormi e seminudi, coperti dal solo mawashi, il perizoma tradizionale, che si fronteggiavano sul dohyo.

Amava quell’antica arte marziale perché era la sola di cui gli occidentali non erano riusciti impadronirsi trasformandola in uno sport di massa.

Anche dal punto di vista puramente estetico i rikishi erano la perfetta antitesi del modello occidentale, rappresentato genericamente da muscoli ipertrofici sfoggiati con spasmodica ossessione in ogni occasione, dalle palestre alle spiagge, passando per la televisione.

I rikishi erano un’icona di pura e virile imperturbabilità, incarnavano l’essenza di una cultura antica che affondava le sue radici nello shintoismo.

Tutto ciò era fonte di ammirazione per il banchiere.

La ritualità che precedeva gli incontri veri e propri lo ipnotizzava.

Nel sumo Raoul coglieva tutta la grandezza e l’unicità del Giappone, paese che amava profondamente.

Tratto da I diavoli di Bargagli di Ippolito Edmondo Ferrario, Fratelli Frilli Editori, 2022

 

 

Una domenica a Bonassola con il banchiere di Milano

Una domenica a Bonassola con il banchiere di Milano

Una domenica a Bonassola con il banchiere di Milano

Si accese un Habanos e si incamminò verso il paese in quella strana domenica di attesa.

Non aveva alcun impegno, nulla di cui preoccuparsi nell’immediato, solo qualche ora da trascorrere nel dolce far niente, all’insegna dell’ozio.

Si sentì più leggero, come privato di un fardello.

Non seppe a chi o a cosa imputare quel suo stato d’animo, anche se la risposta era a portata di mano.

Sorrise mentre per l’ennesima volta si ritrovava a passeggiare da solo per Bonassola.

Da una finestra aperta al primo piano di una casa in via Daneri giunsero le note di Wild is the wind nella struggente versione cantata da David Bowie.

Il banchiere si soffermò e rimase ad ascoltarla, rapito dalla malinconia che gli evocava.

Tratto da I diavoli di Bargagli di Ippolito Edmondo Ferrario, Fratelli Frilli Editori, 2022

 

 

Il banchiere ed il suo amore per Genova

Il banchiere ed il suo amore per Genova

Il banchiere ed il suo amore per Genova

Pure allora il giovane Raoul, ben diverso dall’uomo che poi sarebbe diventato, si stupiva nel provare un’inspiegabile attrazione per la fatiscenza della città, soprattutto del suo centro storico, assurto a ricovero di un’umanità disperata e promiscua, la stessa che già in quegli anni gli suscitava fastidio e repulsione.

Prima ancora di arrivarci, cercò di immaginare il Porto Antico per come se lo ricordava, con le sue architetture disarmoniche e contrastanti, frutto di epoche diverse; e ancora ripensò alla Sopraelevata che vi correva accanto, al di sotto della quale si aprivano scorci a tratti squallidi che testimoniavano un passato marittimo ormai in decadenza.

Un declino che si manifestava per Raoul anche nelle persone che vivevano all’ombra di quelle tetre infrastrutture, come se il luogo potesse mutare il corredo genetico delle persone, modificandolo naturalmente in peggio.

Seppur avvolto dalla nebbia, il porto era cambiato rispetto a come il banchiere se lo ricordava.

C’era stata un’ampia riqualificazione di spazi e di edifici che lo avevano migliorato, facendolo diventare un’attrazione per le persone, un’indiscussa meta turistica. Quello che un tempo era il regno dei portuali, terra di camalli e prostitute, non esisteva più, soppiantato da altro.

Raoul non seppe giudicare se ciò fosse un bene o meno.

Dal suo punto di vista forse no, ma si limitò a osservare i cambiamenti.

Tratto da I diavoli di Bargagli di Ippolito Edmondo Ferrario, Fratelli Frilli Editori, 2022

 

 

Il banchiere ama gli Aerosmith

Il banchiere ama gli Aerosmith

Il banchiere ama gli Aerosmith

Giunse a Bonassola che era da poco passata l’una di notte.

Con sua grande sorpresa si accorse che la nebbia giunta dal mare si stava lentamente dissolvendo.

La visione gli procurò una strana sensazione che non riuscì a spiegarsi. Arrivato a casa, per prima cosa si rilassò sotto il getto caldo della doccia. Vi rimase per molto tempo.

Il sonno che aveva accumulato scivolò via con l’acqua. Era notte fonda quando Raoul prese dalla sua custodia una chitarra acustica, una Martin D45. Si mise in salotto, dopo aver acceso il fuoco nel camino.

Iniziò a suonare Seasons of Wither, una delle canzoni che amava di più degli Aerosmith. Scritta e registrata dallo stesso Steven Tyler nel 1973, la musica e le parole erano ispirate ai paesaggi invernali del Massachusetts.

Raoul suonò e poco dopo si addormentò sul divano di pelle, mentre il fuoco proiettava strani arabeschi sul suo volto rilassato.

Tratto da I diavoli di Bargagli di Ippolito Edmondo Ferrario, Fratelli Frilli Editori, 2022

 

 

 

La campagna elettorale appena conclusa

La campagna elettorale appena conclusa

La campagna elettorale appena conclusa

Ripensò alla campagna elettorale appena trascorsa, a quando ancora si prestava metodicamente a essere immortalato, dopo ogni comizio, accanto ai militanti che glielo chiedevano.

Bagni di folla, abbracci, baci e foto facevano parte della quotidianità di Villa.

Nei mesi che avevano preceduto la sua elezione aveva viaggiato sempre con al seguito un fotografo, incaricato di immortalarlo in qualsiasi momento: quando entrava in un bar per una semplice colazione, oppure mentre passeggiava tra la gente nei mercati rionali o ancora durante qualche inaugurazione.

Tutto quel materiale confluiva sui social, puro carburante per alimentare la macchina elettorale intorno alla sua persona. Villa seguiva le orme di Benito Mussolini, rielaborando in chiave moderna il culto della sua persona: non c’erano foto mentre partecipava alla battaglia del grano, ma non mancavano quelle in cui si prodigava a pubblicizzare prodotti enogastronomici rigorosamente italiani.

E tra una spremuta di arance di Sicilia, una piadina romagnola con squacquerone e prosciutto crudo del Consorzio di Parma o una pizza napoletana, Villa si faceva rappresentante del sovranismo nazionale.

Tratto da I diavoli di Bargagli di Ippolito Edmondo Ferrario, Fratelli Frilli Editori, 2022