Assedio mortale a Milano-La terza indagine del banchiere Raoul Sforza

Assedio mortale a Milano-La terza indagine del banchiere Raoul Sforza

Il famigerato banchiere ritorna in libreria

Per la terza volta

E non sarà certamente l’ultima…

L’odissea del piccolo Morathi e dei suoi genitori partiti dall’Eritrea e finiti prigionieri in uno dei campi per migranti allestiti in Libia, è destinata ad intrecciarsi con la vicenda di Amadi Babatunde, primo nigeriano ad indossare la divisa di agente della Polizia Locale della città di Milano.

In una metropoli improvvisamente assediata da un’ondata migratoria incontrollata, tutto sembra destinato a soccombere al caos, mentre i poteri forti lanciano la loro sfida al sindaco Enrico Villa, esponente del sovranismo nazionale e vittima di oscuri ricatti.

Fra intrighi, macchinazioni e violenza, l’ambigua figura di Raoul Sforza, meglio conosciuto come “il banchiere nero” per i suoi trascorsi eversivi risalenti agli Anni di Piombo, è destinata a ricoprire un ruolo chiave per la sopravvivenza di Milano.

Mentre i milanesi si dividono tra accoglienza e xenofobia, paura del diverso e accettazione, Sforza scenderà in campo forte del suo innato cinismo, privo di ogni morale, determinato a ricorrere ad ogni mezzo per imporre la propria volontà.

Assedio mortale a Milano. La terza indagine del banchiere Raoul Sforza

di Ippolito Edmondo Ferrario, Fratelli Frilli Editori, aprile 2023

450 pp, Euro 18.90

Nelle migliori librerie e anche in E-book

 

 

 

 

 

 

In ricordo di Leo Mariani nel Giorno della Memoria

In ricordo di Leo Mariani nel Giorno della Memoria

In ricordo di Leo Mariani nel Giorno della Memoria

Leo Mariani fu la vittima più piccola tra gli ebrei veneziani mandati a morire nei campi di concentramento nazisti.

Un destino già segnato quando la madre, Pia Cesana Mariani, 21 anni, lo aveva dato alla luce presso l’ospedale civile di  Venezia il 18 dicembre del 1943: la donna era già piantonata dalla polizia quando il piccolo nacque.

Leo, insieme alla mamma e al papà Enrico, 31 anni, fu deportato prima nel campo di concentramento di Fossoli, nel modenese, in attesa di prendere la via per Auschwitz.

Era il 26 febbraio del 1944 quando Leo fu assassinato. Aveva da poco compiuto i due mesi.

Nessuno della sua famiglia sopravvisse.

A Leo, alla sua famiglia, e a tutte le vittime della Shoah. Perché un simile orrore, inconcepibile, non abbia a ripetersi.

(Notizie tratte da “Nazisti contro bambini” di Lidia Beccaria Rolfi e Bruno Maida)

 

 

 

Quella straordinaria piadina riccionese in via Taramelli a Milano

Quella straordinaria piadina riccionese in via Taramelli a Milano

Con la nostalgia non si va da nessuna parte, ma a volte capita di fermarsi per ricordare ciò che è stato e che abbiamo avuto la fortuna di conoscere personalmente.

Milano è cambiata anche a tavola.

La ristorazione milanese è un qualcosa in continua evoluzione e non spetta al sottoscritto giudicarne gli aspetti positivi o negativi, perlomeno non qui.

Semplicemente mi piace ricordare, di tanto in tanto, locali e persone che ho frequentato, seppur molti anni fa, e che mi sono rimasti nel cuore.

Erano i primi anni Novanta e ancora, in certe sere di autunno inoltrato, la nebbia calava su Milano tanto inesorabile quanto fitta a tal punto da rendere perfino affascinante e a tratti misteriosa una strada come via Taramelli.

Dietro a delle anonime vetrine illuminate, nascoste da tendaggi che da fuori non lasciavano intravedere nulla, si celava un ristorante che ha scaldato il cuore a generazioni di milanesi.

All’ingresso c’era sempre lui, Giuliano, ad accoglierti, uno dei tre fratelli Metalli, al secolo Gino e Tonino, che proprio lì avevano aperto nel 1950 il primo ristorante di pesce a Milano.

Giuliano, volto scavato, sguardo intenso e battuta sempre pronta, ti metteva sempre a tuo agio con la sua parlata romagnola e la sua schiettezza. Sempre impeccabile, era un padrone di casa di quelli memorabili che non mancava, con gli amici, di sedersi al tavolo a chiacchierare.

Questo era il ristorante “A Riccione”, un’istituzione a Milano, ma che per me era soprattutto un luogo famigliare, un locale in cui ho trascorso tanti sabato sera in famiglia.

All’epoca poter mangiare un’ autentica piadina riccionese a Milano non era affatto semplice (a dire il vero anche oggi…), ma  in via Taramelli la piadina non mancava, anche se era destinata ad accompagnare le meravigliose portate di pesce che venivano proposte.

Penso ad esempio a quei filetti di sogliola serviti tiepidi e marinati con una punta d’aceto che non ho più avuto occasione di mangiare o ancora agli spiedini di pesce o al fritto chiamato “nuvola” per la sua estrema leggerezza.

Chissà se leggendo queste righe qualcuno si ricorderà dei camerieri che lavoravano nel locale.

Non posso non ricordare Davide e Angelo, nelle loro livree bianche o verdi, che erano sempre al nostro tavolo e che conoscevano perfettamente le abitudini di noi affezionati clienti.

Ai tavoli di questo magnifico ristorante si sono seduti tantissimi personaggi, volti noti del cinema, del mondo della cultura, dello spettacolo e dello sport, ma non erano ancora i tempi in cui a Milano c’erano locali alla moda.

“A Riccione” si andava per mangiare il migliore pesce di Milano e per vivere la più autentica e genuina atmosfera romagnola, seppur con grande eleganza.

Ricordo che tra gli “aficionados” c’erano lo stilista Ottavio Missoni  e con lui il mitico  giornalista Gianni Brera che capitanava il cosiddetto “tavolo degli sportivi” del giovedì sera.

I ricordi sono tanti, ma una cosa è certa.

Milano certamente era meno bella forse, meno internazionale, meno ricca di attrattive, ma per certi aspetti era molto più umana e più viva di quanto voglia apparire oggi.

(La foto che ritrae l’attore Charlie Chaplin con lo staff del ristorante “A Riccione” è tratta dall’articolo https://www.famijarciunesa.org/charlie-chaplin-al-ristorante-a-riccione-a-milano/ che propone una delle poche immagini storiche disponibili del ristorante)

 

 

 

 

Hate is forever

Hate is forever

Hate is forever

Nessuno scambio di auguri, smancerie natalizie o ipocrisie varie.

L’odio è per sempre…questo è tutto ciò che continuerà ad animare il “banchiere nero” per tutto il 2023.

Al suo ritorno in libreria non manca poi molto.

Godetevi questo apparente periodo di festa, perché il peggio deve arrivare.

Stay Tuned!

 

(Image Stefano Mazzotti)

 

Il banchiere alla scoperta di Genova e della storia dei suoi quartieri

Il banchiere alla scoperta di Genova e della storia dei suoi quartieri

Il banchiere alla scoperta di Genova e della storia dei suoi quartieri

Negli anni successivi era accaduto che il placido rivolo d’acqua, gonfio di piogge, si trasformasse in un mare di fango pronto a riprendersi ciò che negli anni la speculazione edilizia gli aveva tolto.

Nonostante i morti e i danni, poco era cambiato ed il Bisagno, periodicamente, tornava a far paura.

Era come se in quelle zone aleggiasse una sorta di atavica rassegnazione di fronte alle tragedie, un sentimento che accomunava gli abitanti dei piccoli agglomerati dell’alta valle e quelli dei grandi complessi popolari prossimi alla città, come l’Arizona, quella costola di Molassana compresa tra via Sertoli e piazza Unità d’Italia, tra le più popolose di tutta Genova.

Tratto da I diavoli di Bargagli di Ippolito Edmondo Ferrario, Fratelli Frilli Editori, 2022

 

Le acque del torrente, in apparenza placide, nei giorni di intense piogge potevano trasformarsi e diventare impetuose fino a esondare.

Nella zona in cui giungeva in città, dopo essere sceso dall’omonima valle ed aver raccolto le acque di altri piccoli affluenti, il Bisagno scompariva nel sottosuolo. Negli anni Trenta del secolo scorso si era deciso di imprigionarlo in un alveo di cemento sottostimato per la sua portata.

Quella era la comune tendenza che dominava quegli anni lontani, gli stessi in cui a Milano si coprivano per sempre, relegandoli nel sottosuolo, decine di chilometri di canali.

Tutto ciò era servito per facilitare la costruzione delle arterie urbane e di nuove case.

A Genova in modo particolare, complice una certa disinvoltura delle istituzioni, negli anni Sessanta e Settanta si era edificato un po’ ovunque in nome della crescita economica, senza badare alle conseguenze.

Tratto da I diavoli di Bargagli di Ippolito Edmondo Ferrario, Fratelli Frilli Editori, 2022

 

Un gelato al limon per il banchiere

Un gelato al limon per il banchiere

Un gelato al limon per il banchiere

«Su mia richiesta, Marco stasera ha compiuto uno sforzo fuori dal comune per portarci questi due gelati.

Ma lui sa, e per questo mi sopporta, che dietro a certe mie richieste non si cela quella miserevole eccentricità tipica di certi ricchi deficienti, ma solo sogni e desideri.

Questo è il classico gelato al limone con lo stecco di liquirizia, un must di certe serate a Bonassola.

Mi sembra ancora di vedere il freezer a pozzetto dei gelati posizionato sulla destra, accanto al bancone, nella taverna della Pensione Moderna.

Così ho pensato che questo fosse il modo migliore per concludere la cena» le spiegò divertito, scartandolo davanti a Viola che ormai era abituata agli amarcord del banchiere.

Tratto da I diavoli di Bargagli di Ippolito Edmondo Ferrario, Fratelli Frilli Editori, 2022

(Model Beatrice Parozzi, Photographer Chiara Marinucci)