da Ippolito Edmondo Ferrario | Feb 8, 2019 | News
Primi giorni di dicembre. Metti una sera di fitta pioggia in cui due scrittori-speleologi si incontrano all’ombra dell’austera Basilica di Sant’ Eustorgio. Siamo nell’antico quartiere del Ticinese a Milano. Da lì a poco riaffiorano i ricordi, magari un po’ sbiaditi, di alcune esplorazioni speleologiche condotte nella basilica stessa, e nei suoi dintorni, più di vent’anni prima. Il più giovane dei due chiede all’altro notizie della cosiddetta “Galleria dei Sedili” che all’epoca non si riuscì ad esplorare in quanto completamente invasa dalle macerie. La fantasia e le supposizioni galoppano, complici una sera in cui Milano mette i brividi e un paio di birre weizen ghiacciate. I due decidono così di raccontare una storia noir che metta i brividi. Una di quelle in cui si narra di una certa Milano che in apparenza non esiste più, ma che sopravvive nel sottosuolo, in un complesso reticolo di canali sotterranei, cunicoli e passaggi. In quella sera è nata la Gorgone. Rimanete sintonizzati.
Ippolito e Gianluca
da Ippolito Edmondo Ferrario | Ott 22, 2018 | News
Gianluca Padovan, con cui condivido amicizia e impegni lavorativi da più di dieci anni, è un vulcano di idee e di propositi. Non l’ho mai visto inattivo, se non per quei brevi periodi che seguono la chiusura di un libro. La sua carica, la sua propensione al fare, sempre e comunque, lo ha portato spesso a percorrere sentieri che possono portare lontano dalla normale pratica speleologica. Ma questo è solo in apparenza. I risultati di queste sue divagazioni sono ottimi e spesso originali. Con piacere vi invito a partecipare alla serata del 30 novembre 2018 presso Urban Center per vedere quale nuovo progetto editoriale sta per vedere la luce, progetto nato dall’incontro tra il vulcanico speleologo e l’artista vandeano Frantz Gauviniere le cui illustrazioni assomigliano più a visioni, a volte terrificanti. Restate sintonizzati.
da Ippolito Edmondo Ferrario | Set 28, 2018 | News
L’avventura umana della scoperta
Questa sera (ma oramai ieri sera, 27 settembre) al MUDEC di Milano è stata inaugurata la mostra «Capitani coraggiosi. L’avventura umana della scoperta (1906-1990)».
È lo sguardo su quelle che furono vere e proprie imprese, frutto di organizzazione, determinazione, disciplina e soprattutto coraggio. Abbiamo le spedizioni in alta quota, con le ascese italiane al Karakorum, le trasvolate e il ricordo del Circuito aereo internazionale di Milano del 1910, le imprese con il dirigibile…
Una sala è dedicata alla Speleologia in Cavità Naturali e alla Speleologia in Cavità Artificiali.
Chiaramente si parla del Gruppo Grotte Milano SEM-CAI e dei suoi 120 anni d’attività. Un oggetto esposto è particolarmente interessante: si tratta di un elmetto italiano convertito all’utilizzo speleo, dipinto di bianco e dotato di frontalino.
Una foto della Spluga della Preta mi ha ricordato quel che faceva il biospeleologo Domenico Zanon, eccezionale fuoriclasse: scendeva in questa grotta da solo fino al fondo e vi rimaneva per 2-3 giorni a studiare la fauna ipogea nel suo ambiente naturale.
Ottocento e passa metri! E per studio! Senza poi contare gli studi condotti nei sotterranei del Castello di Milano, scoprendovi insetti tipici delle grotte profonde. Stasera c’era anche lui, Domenico, sorridente e inossidabile. E c’era pure Tiziano Trezzi, altro biospeleologo fuoriclasse.
Una foto, proveniente dall’Archivio del G.G.M., ha calamitato la mia attenzione: si tratta di due speleo con paglietta in testa e corda a tracolla all’interno del mitico “Antro delle Gallerie” sul finire del XIX secolo. Sull’Antro, a breve, vi sarà una piacevole sorpresa, ma non voglio rovinarvela dicendo di più.
Le Cavità Artificiali parlano invece delle esplorazioni e degli studi condotti dall’Associazione S.C.A.M. (Speleologia Cavità Artificiali Milano), le cui foto sono di Beatrice Mancini: quella del Tempio della Notte è ovviamente la più “gettonata”. Nel filmato proiettato su piccolo schermo sono montati spezzoni di esplorazioni condotte pochi mesi fa nel “ventre” di Milano.
Il catalogo della mostra, agevole e interessante, è stato curato da Anna Antonini, Carolina Orsini e Franco Farinelli. Non perdetevelo.
La parte di Speleologia in grotta è di Alberto Buzio, che credo tutti o quasi conosciate. Ha tracciato una storia di decenni, la quale in futuro meriterebbe d’essere raccolta e raccontata non in un “bollettino speleo”, ma in più libri illustrati. Il testo di quella in cavità artificiali, o meglio d’Archeologia del Sottosuolo, è di Ippolito Edmondo Ferrario e del sottoscritto.
Quello che stasera ho detto, in primis ad Andrea Maconi, è che noi tutti abbiamo condotto e ancora conduciamo un’attività straordinaria frutto del nostro solo impegno, dove mettiamo tempo, professionalità, rischio e soldi… tutto di tasca nostra. Il minimo che possiamo fare è lasciare ai posteri i risultati delle nostre esplorazioni e dei nostri studi condotti innanzitutto sul campo. Chi verrà dopo avrà una solida base di partenza da cui proseguire.
La Mostra è a ingresso libero ed è aperta fino al 10 febbraio 2019: non mancate di farci un salto, così potrete vedervi anche il resto del Museo. Per ulteriori informazioni consultate il web: mudec.it.
Ma se la mostra ha parlato delle attività passate, Elena Rognoni mi ha invece mostrato stasera delle belle foto d’una miniera settecentesca, la quale s’affaccia sul Lario, che assieme ad altri speleo sta tutt’oggi studiando.
E, come si suole dire: che l’Esplorazione continui!
Avantitutta!
Gianluca Padovan (Ass.ne SCAM – FNCA)
da Ippolito Edmondo Ferrario | Mag 14, 2018 | News
No frills. Senza fronzoli. Lo stile di Ferrario si impone subito e piace. Del resto, la storia che racconta è talmente serrata che una parola di troppo disturberebbe il lettore, catturato fin dalle prime pagine.
Bel personaggio questo ex mercenario, segnato dalle atrocità viste (e perpetrate?) e dalla tragica morte del figlioletto. Lo troviamo alla guida di un night club nella Milano da bere degli anni Ottanta. Quattro pareti luccicanti e un bar che lo distolgono dal pensare e dal soffrire. Forse.
In questo vuoto interiore nel quale Sander ha cercato rifugio, piomba una storiaccia di droga che coinvolge due ragazzi e un ex commilitone, Albert. La cortina protettiva che il maggiore ha creato intorno a sé crolla improvvisamente. Ed è un bene, perché l’indagine che Sander porterà avanti con tenacia e lungimiranza lo riporterà alla vita.
Poche volte mi è capitato di fare il tifo per un protagonista che, diciamolo, non si dà molto da fare per attirare le simpatie del lettore. Ferrario dosa con maestria i momenti di cui Sander dona qualcosa di sé: sono come le briciole che Pollicino segue per tornare a casa. Dobbiamo farne tesoro, perché potrebbero sparire.
Una prova che mi ha convinto questa di Ippolito Edmondo Ferrario, che ha messo a frutto la sua profonda conoscenza della storia del Congo negli anni Sessanta e ne ha fatto lo sfondo di questo Noir che vi consiglio di leggere.
Quattro stelline.
Recensione: Ultimo tango a Milano, di Ippolito Edmondo Ferrario
Ultimo tango a Milano Ci sono sempre delle scale che scendono, composte da tanti o da pochi scalini. Ma scendono. Una rampa può condurre in una cantina, in un sordido seminterrato, in un locale affollato o semideserto… «“Ciao Katanga. Come butta stasera?” gli domandò Gunther presentandosi alla porta e gettando lo sguardo verso le scale che scendevano. A illuminarle, l’insegna al neon verde smeraldo con la scritta in corsivo Bodega». Una pagina dopo l’altra e si ha l’impressione che i bagliori della guerra civile congolese si riflettano almeno nel nome di un locale notturno, il night club Bodega per l’appunto, nonché in una Milano degli anni Ottanta, dove pare che ognuno abbia un’inestinguibile sete di vivere. Ma la metropoli non fa sconti. E non è il solo ammonimento del romanzo, il quale si presenta come la prima indagine del maggiore Gunter Sander, perché l’ex mercenario si troverà, suo malgrado, a fare una scelta: continuare a invecchiare nei ricordi e nelle sotterranee notti milanesi oppure dare un senso ai propri anni che passano. Scritto da Ippolito Edmondo Ferrario, il romanzo noir Ultimo tango a Milano è uno spaccato di vita innanzitutto e soprattutto notturna, con le sue contraddizioni e le sue regole. Proprio nella frenesia di voler vivere, ma nell’ignoranza di certi taciti e labili equilibri tra stupidi, balordi e malavitosi, si scatena il dramma della morte, dell’esecuzione, del torbido mulinello che afferra colui che non sa esistere del proprio. Non si fanno sconti: «… “Il destino è sempre quello. Alla legge della strada nessuno può sfuggire,” sentenziò Gunther aspirando una boccata di Gitanes, le stesse sigarette che fumava in Congo». Il resto è tutto da leggere, cogliendovi quanto ributtato dai marosi della vita, ovvero dall’oceano infinito nel quale, troppo spesso, navighiamo ignari.
Gianluca Padovan
Ultimo tango a Milano. Un noir meneghino com’è nelle corde dell’autore. Ippolito Edmondo Ferrario non è nuovo a discettarsi dallo scrivere riguardo al Congo e ai mercenari che hanno combattuto quella guerra. Il protagonista di questo noir è Gunther un tedesco cresciuto a Milano in porta Garibaldi e proprietario del Bodega un Night in voga negli anni 80. Il capolavoro di quest’opera non consta tanto nel plot narrativo, ma nella caratterizzazione del suo protagonista. Sembrerà un’ovvietá ai più ma senza Gunther il libro non esisterebbe. Milano monolitica come sempre questa volta fa da sfondo. Il lettore viene accompagnato sin dalle prime righe in un viaggio dentro l’anima martoriata del protagonista. Possiamo sentire sanguinare in forma di rimorsi e di rimpianti i suoi più intimi pensieri. La sua estrema voglia di farla finita e la codardia attraverso l’alcool di vivere ogni giorno. Un libro pregno di sentimenti uno yin e uno yang dove tutto ciò che è bene è anche male e viceversa, tutto raccolto in una persona sola. Un noir che se letto con la chiave giusta è un pugno nello stomaco del lettore che non potrà non commuoversi ai deja Vu di Gunther e le sue lacrime non potranno non essere le loro. Attendiamo fiduciosi un’altra avventura di questo personaggio.
Riccardo Sedini
da Ippolito Edmondo Ferrario | Apr 30, 2018 | News
Tre serate in cui parleremo di Milano sotterranea; lo faremo grazie all’ospitalità riservataci da Urban Center, spazio polifunzionale del Comune di Milano in Galleria Vittorio Emanuele. Passaggi segreti, cripte, canali, ma anche ricoveri antiaerei, bunker e tutto quello che il sottosuolo cittadino nasconde. Vi aspettiamo.
URBAN CENTER
Alla scoperta di Milano sotterranea Architetture sotterranee, passaggi segreti, cripte e gallerie da esplorare e documentare. Relatori: Ippolito Edmondo Ferrario, Gianluca Padovan.
17 maggio, ore 18.00 I segreti in città: dalle cripte ai passaggi sotterranei. Sotto di noi c’è un mondo fatto di cripte e passaggi segreti, che i nuovo libro Alla scoperta di Milano sotterranea documenta con duecento schede e numerosi percorsi storici. Le indagini sono state condotte dagli speleologi dell’Associazione S.C.A.M. (Speleologia Cavità Artificiali Milano) in più di vent’anni d’attività. Introduce: Alfredo Spaggiari (Responsabile di Urban Center Milano). Ospiti: Paolo Galimberti (responsabile Fondazione IRCCS Ca’ Granda), Maria Cristina Giambruno (professore ordinario in Restauro presso il Politecnico di Milano), Gabriella Ragozzino (fondatrice di MilanoGuida), Gianluca Padovan (Presidente S.C.A.M, speleologo, scrittore), Ippolito Edmondo Ferrario (scrittore, speleologo).
14 giugno, ore 18.00 Milano si difende: dalle mura medievali ai rifugi antiaerei. Con la “strada segreta di dentro”, menzionata da Leonardo da Vinci, e la nascita della “città fortificata perfetta” teorizzata da Averlino detto “il Filarete”, il percorso architettonico e storico conduce non solo ai passaggi segreti, ma anche ai resti delle mura rinascimentali urbane. Successivamente Milano costruirà nuove difese e nel XX secolo dovrà proteggere i civili dai bombardamenti aerei. Introduce: Alfredo Spaggiari (Responsabile di Urban Center Milano). Ospiti: Laura Barbirato (preside della Scuola primaria Giacomo Leopardi), Maria Fianchini (professore associato in Tecnologia dell’Architettura), Gabriella Ragozzino (fondatrice di MilanoGuida), Edgardo Tezzon (Direttore dell’Arena Civica).
28 giugno, ore 18.00 Dal sottosuolo la vita: acquedotto e fognatura nella città che si evolve. Fino dagli albori del tempo l’acqua potabile dei Milanesi proveniva dai pozzi e sempre grazie a questi il moderno Acquedotto Civico utilizza l’acqua di falda a partire dal 1889. Le opere sotterranee conducono dall’uso dell’acqua al suo smaltimento mediante le opere di fognatura, che a ben vedere sono costituite da straordinarie architetture. Celati sotto i nostri ignari piedi rimangono inoltre chilometri e chilometri d’antichi canali, oggi voltati e non più alla luce del sole. Introduce: Alfredo Spaggiari (Responsabile di Urban Center Milano). Ospiti: Ospiti: Maria Antonietta Breda (Architetto e Storica dell’architettura), Maurizio Brown (già Direttore Acque reflue e Depurazione), Carlo Carrettini (già Direttore Acquedotto).