Itinerari sotterranei a Milano. Rifugio antiaereo N. 87

Itinerari sotterranei a Milano. Rifugio antiaereo N. 87

Rifugio antiaereo N. 87

Ubicazione. Viale Luigi Bodio n. 22.

Mezzi pubblici. Linea tranviaria 2; linee filoviarie 90 e 91; passante ferroviario (St. Lancetti).

Visita. Su prenotazione.

Contatti. Scuola primaria “Giacomo Leopardi”, sito Internet: icmaffucci.gov.it.

 

Questo rifugio antiaereo è “legato” alla figura del regista, sceneggiatore e scrittore Ermanno Olmi.

Nato a Treviglio il 24 luglio 1931, all’entrata in guerra del Regno d’Italia Olmi aveva da poco compiuto 9 anni.

All’epoca dei fatti abitava a Milano, nel popolare quartiere della Bovisa, situato a nord.

Racconta dei primi lavori per la protezione dei civili, con «l’ordinanza di sgomberare le cantine: si dovevano costruire i rifugi in caso di guerra», e scrivendolo nelle prime pagine del suo romanzo, Ragazzo della Bovisa (Ermanno Olmi, Ragazzo della Bovisa, Arnoldo Mondadori Editore, ristampa, Milano 2004.).

Seguono le pagine sui primi bombardamenti, la paura di andare a rifugiarsi nella cantina non ancora puntellata e delle strisce di carta incollate ai vetri delle finestre, per evitare che gli scoppi le mandassero in frantumi dentro casa.

Nel settembre del 1940 le lezioni riprendono dopo le vacanze estive e gli alunni della scuola elementare Rosa Maltoni Mussolini, situata nell’allora Via Calabria e oggi Viale Luigi Bodio, al civico 22, partecipano alle prime esercitazioni in caso d’attacco aereo.

Sono fatti scendere nelle cantine e il maestro di ginnastica «nel buio della cantina tutta puntellata di travi di sostegno, spiegava a gruppi di classi l’uso della maschera antigas».

Inaugurata nel 1929, la scuola è un bell’edificio a ferro di cavallo, con le aule spaziose e gli alti soffitti; all’interno lascia un vasto cortile dove gli alunni possono giocare, mentre il fronte aperto su strada è occupato da sue cancellate che fungono da passo carraio e un basso corpo di fabbrica adibito a palestra.

In cima campeggia ancora lo stemma regio e durante la guerra avevano piazzato accanto una sirena d’allarme.

La scuola ha cambiato nome dopo la guerra ed ora si chiama Primaria Giacomo Leopardi.

A partire dal 1940 e per tutta la durata della Seconda Guerra Mondiale i locali sotterranei dell’edificio sono stati in parte utilizzati come rifugio antiaereo ad uso pubblico.

Il Comune di Milano aveva disposto il rinforzo delle volte di alcuni ambienti con legname e aveva fatto collocare panche e seggiole affinché i ricoverati vi attendessero, con un minimo di comodità, il “cessato allarme aereo”.

La scheda catastale d’epoca c’informa che il rifugio aveva una superficie di 220 metri quadrati, una capacità di 450 persone, era suddiviso in dieci “celle”, era dotato di due gabinetti “alla turca” e un rubinetto erogante l’acqua potabile.

I locali sotterranei del complesso sono oggi meta di visite guidate per gli alunni, per gli studenti di altre scuole e per coloro i quali desiderano riscoprire un frammento del passato milanese.

Ed è proprio la Preside, prof. Laura Barbirato, a parlarcene nel libro La Bovisa e la sua scuola:

Il Rifugio Antiaereo N° 87 si può ancora visitare ed è effettivamente divenuto “museo di sé stesso”.

All’interno vi è una mostra permanente sui rifugi antiaerei di Milano e il regista Cesare Gallarini manda in scena lo spettacolo teatrale scritto e diretto da lui stesso: «256 secondi, piovono bombe! “Ai bambini uccisi dalla guerra, nelle loro scuole, con i loro maestri”».

Tratto da Alla scoperta di Milano Sotterranea, Ippolito Edmondo Ferrario, Gianluca Padovan, Newton Compton Editori, 2018

 

 

Milano raccontata dalla Gorgone: i bombardamenti

Milano raccontata dalla Gorgone: i bombardamenti

“Pochi minuti dopo l’una di notte del 13 agosto le prime bombe caddero sulla città… e gli inglesi cercarono proprio di cancellarla nel corso di quella lunghissima ora in cui sganciarono circa duemila tonnellate di bombe tra dirompenti e incendiarie, secondo lo storico Achille Restelli.”

Si passò la lingua sulle labbra, con estrema lentezza, quasi volesse assaporare non solo il ricordo ma soprattutto la sensazione del pizzicore di polvere combusta, per tornare poi a ripetere: “Duemila tonnellate di bombe! Pensi un po’! Duemila tonnellate composte da migliaia di bombe… Ma che dico? Solo gli spezzoni incendiari sganciati ammontavano a circa 380.000! Spaventoso… E senza contare le numerose Blockbusters, che erano una sorta di grossi cilindri da un paio di tonnellate l’uno, dirette in pieno centro, sul Duomo di Nostra Signora… che non venne raso al suolo per purissimo miracolo, come per miracolo rimase in piedi la parete del refettorio delle Grazie con il Cenacolo di Leonardo…”

Monsignor Pozzoni era prostrato, quasi accartocciato su di sé, mentre tenendo la testa piegata sul petto con una mano si massaggiava lentamente l’addome e con l’atra s’aggrappava spasmodicamente al bracciolo tarlato della vecchia poltrona.

“Ma il Feuersturm, la ‘tempesta di fuoco’, non s’innescò,” proseguì misurando bene le parole. “Ovvero, il vortice d’aria calda che saliva dagli incendi come la colonna d’una tromba d’aria, richiamando correnti impressionanti d’aria più fredda dalle regioni periferiche, si smorzò. Forse ne fu la causa una imprevista perturbazione atmosferica. Certo che noi si gridò al miracolo!”

Tratto da “La Gorgone di Milano”

di I.E.Ferrario e G.Padovan

320 pag

Fratelli Frilli Editori