Itinerari sotterranei a Milano. I grandi collettori fognari

Itinerari sotterranei a Milano. I grandi collettori fognari

I grandi collettori fognari

 

I collettori fognari sotterranei e “monumentali” più interessanti per la loro architettura sono tre, situati al di sotto di piazza Geremia Bonomelli, via Giovanni Pacini e via Giuseppe Ponzio.

In questi ultimi trent’anni sono stati saltuariamente aperti al pubblico.

Ultimamente Metropolitana Milanese S.p.A., in occasione della Giornata Mondiale dell’Acqua, ha organizzato visite guidate gratuite e generalmente nel Collettore Bonomelli nonché in alcuni impianti dell’Acquedotto Comunale.

Tenete quindi sott’occhio i relativi prossimi avvisi sul sito di MM.

 

Collettore Bonomelli

Ubicazione. Piazza Geremia Bonomelli.

Mezzi pubblici. Linee automobilistiche 34 e 97; metropolitana M2 (St. Brenta).

Visita. Occasionale, gratuita.

Contatti. Metropolitana Milanese S.p.A., sito Internet: metropolitanamilanese.it.

Il nodo idraulico si estende sotto l’omonima piazza a 9 metri di profondità, occupando una superficie di circa 2.250 metri quadrati. La sua costruzione è stata ultimata nel 1927 ed è in cemento armato, mattoni e granito.

Ci sono le scale d’accesso, i passaggi che permettono di controllare ogni singolo canale che confluisce nel collettore e un locale da cui si comandano le paratie per moderare i flussi: «Qui confluiscono i rami (destro e sinistro) del collettore di Nosedo per dare origine all’omonimo emissario e incrociano il canale Scaricatore al Cavo Redefossi»

Collettore Pacini

Ubicazione. Via Giovanni Pacini.

Mezzi pubblici. Linee tranviarie 23 e 33; linee filoviarie 90, 91 e 93; linee automobilistiche 39, 53, 54, 62, 75 e 81; metropolitana M2 (St. Piola e St. Lambrate).

Visita. Occasionale, gratuita.

Contatti. Metropolitana Milanese S.p.A., sito Internet: metropolitanamilanese.it.

Il manufatto di via Pacini è senz’altro il più elegante dal punto vista architettonico ed è stato realizzato tra il 1926 e il 1927 «in calcestruzzo con rivestimento in malta di cemento lisciata a ferro mentre i gradini della scala a chiocciola di accesso sono in granito»

Collettore Ponzio

Ubicazione. Via Giuseppe Ponzio.

Mezzi pubblici. Linee tranviarie 23 e 33; linee filoviarie 90, 91 e 93; linee automobilistiche 39, 53, 54, 62, 75 e 81; metropolitana M2 (St. Piola).

Visita. Occasionale, gratuita.

Contatti. Metropolitana Milanese S.p.A., sito Internet: www.metropolitanamilanese.it.

Costruito tra il 1925 e il 1926 il Collettore di Ampliamento Est «è dotato di un manufatto dove confluiscono anche i canali provenienti dalle vie Bonardi e Ponzio, per dare origine a un unico condotto.

La costruzione a pianta circolare è coperta con volta a sesto ribassato, suddivisa in otto spicchi terminanti con un cupolino centrale semisferico con foro di aerazione»

Tratto da Alla scoperta di Milano Sotterranea, Ippolito Edmondo Ferrario, Gianluca Padovan, Newton Compton Editori, 2018

Le foto allegate sono di Beatrice Mancini

 

 

Itinerari sotterranei  a Milano. La “strada segreta di dentro” della Ghirlanda del Castello Sforzesco

Itinerari sotterranei a Milano. La “strada segreta di dentro” della Ghirlanda del Castello Sforzesco

La “strada segreta di dentro” della Ghirlanda

 

Ubicazione. Castello Sforzesco.

Mezzi pubblici. Linea tranviaria 4; linee automobilistiche 50, 57, 58, 61, 67 e 94; metropolitane M1 (St. Cairoli) e M2 (St. Cadorna).

Visita. Guidata a pagamento.

Contatti. Castello Sforzesco, sito Internet: milanocastello.it.

La visita guidata ai “sotterranei della Ghirlanda” comincia generalmente dall’alto, ovvero raggiungendo la sommità del già menzionato Rivellino di Porta Vercellina (così constaterete con i vostri occhi quanto sia interessante e meritevole d’approfondite indagini) e scendendo scala dopo scala fino all’accesso su ponte levatoio che introduce al percorso sotterraneo.

Innanzitutto la Galleria di Controscarpa del Castello di Milano, e come già detto denominata da Leonardo da Vinci «strada segreta di dentro», è oggi conosciuta come “Galleria della Ghirlanda”.

Si tratta di un’opera unica al mondo per l’epoca di costruzione, la lunghezza e l’articolazione a ferro di cavallo.

Realizzata nei primi decenni del Quattrocento dai Visconti, ha uno sviluppo di tutto rispetto: circa 490 metri, diramazioni escluse, ed è illuminata da 103 feritoie, una delle quali molto profonda, due finestrature agli angoli e tre accessi ai rivellini. Consentiva ai difensori schierati entro tale passaggio di colpire eventuali attaccanti discesi nel fossato, quello ancora oggi visibile, con un “fuoco a rovescio”.

Il termine “a rovescio” sta proprio ad indicare che il tiro non era rivolto dal corpo di piazza verso l’esterno, ma dal muro di controscarpa verso l’interno. L’altra sua funzione era di connettersi con le varie postazioni esistenti nella cinta.

Il percorso è agevole e provvisto d’impianto d’illuminazione, ma se vi siete portati appresso la torcia elettrica potrete anche qui sbirciare nei vani oscuri che incontrerete.

Alcuni, parzialmente tamponati, sono stati praticati “in rottura di muro” e sono gli accessi ai cunicoli di demolizione scavati dai soldati francesi per distruggere anche tutto l’impianto visconteo-sforzesco, oltre alle bastionature della Cittadella. Fortunatamente i fornelli da mina non sono stati poi innescati.

Incontrerete inoltre gli imbocchi di numerose gallerie, alcune delle quali murate. Ma quelle percorribili ve le faranno vedere proprio tutte?

Crediamo di no, quindi ve le descriveremo più avanti.

Sappiate comunque che l’impianto sotterraneo era stato utilizzato dal Comune per ricavarvi due rifugi antiaerei ad uso pubblico, il «N° 31. Castello Sforzesco – Corridoio di ronda» e il «N° 32. Castello Sforzesco – Corridoio di ronda» e di cui leggerete nel paragrafo dedicato.

Un’altra cosa da ricordare sono i resti delle numerose chiusure che frazionavano ogni ambiente.

Li potete agevolmente individuare perché sia lungo le spalle delle gallerie sia nei piedritti delle arcate d’accesso a talune stanze esistono gli elementi di granito che serravano i cardini e dalla parte opposta vi sono quelli destinati ad accogliere i paletti per la chiusura della porta, chiaramente dotati d’incavi profondi.

Il tour, cominciato lungo la parte sud ovest del fossato, termina al lato opposto, di fronte al Rivellino di Porta Comasina, sbucando in quella che noi speleologi chiamiamo “Strada a Esse”.

Si tratta di un percorso a spezzata inclinato verso il fossato in cui conduce e ricalca parzialmente un antico canale un tempo a giorno, ma ancora oggi esistente nel sottosuolo.

Ora guardatevi bene attorno e scorgerete non solo l’arco d’accesso murato di una galleria, ma anche un tombino in pietra: puntando il fascio di luce della torcia in una delle fessure scorgerete il sottostante canale, che noi abbiamo chiamato “Galleria dei Tombini”.

 

Tratto da Alla scoperta di Milano Sotterranea, Ippolito Edmondo Ferrario, Gianluca Padovan, Newton Compton Editori, 2018

(Foto di Gabriele Micalizzi e Archivio SCAM)

 

 

Milano raccontata dalla Gorgone: il Carrobbio

Milano raccontata dalla Gorgone: il Carrobbio

Sul Carrobbio vegliava e incombeva la Torre dei Malsani, lacerto dei fasti imperiali romani, mozzicone della torre che forse aveva una gemella e tra le due, si dice, s’apriva una porta, la Porta Ticinensis, quella che chiudeva fuori l’omonimo quartiere sottostante.

La Torre era un ricettacolo di malattie e i malati lenivano le piaghe purulente e le tossi catarrose e sanguinose con l’acqua del pozzo, considerata miracolosa, che stava all’interno. Probabilmente era la sola acqua a disposizione dei lebbrosi, dei colerosi, dei rattrappiti, dei tisici… Tutti lì riuniti assieme in un valzer di morte quando il “feral morbo”, la peste, calava sui borghigiani.

Un sentore tanto di morte quanto di rivalsa aleggiava perenne sul Carrobbio. I più nemmeno si fermavano a bere un bicchiere di vino oppure a desinare nel paio di osterie che vi si affacciavano. La gente comune preferiva fare due passi in più ed inoltrarsi nel delta di vicoli che da qui si dipartiva, per poter mangiare un piatto di pollo arrostito, una zuppa di cipolle e patate, o magari la più tipica cassoeula, a base di verze e maiale.

Tratto da La Gorgone di Milano

di I.E.Ferrario e G.Padovan

320 pag

Fratelli Frilli Editori