Sul Carrobbio vegliava e incombeva la Torre dei Malsani, lacerto dei fasti imperiali romani, mozzicone della torre che forse aveva una gemella e tra le due, si dice, s’apriva una porta, la Porta Ticinensis, quella che chiudeva fuori l’omonimo quartiere sottostante.

La Torre era un ricettacolo di malattie e i malati lenivano le piaghe purulente e le tossi catarrose e sanguinose con l’acqua del pozzo, considerata miracolosa, che stava all’interno. Probabilmente era la sola acqua a disposizione dei lebbrosi, dei colerosi, dei rattrappiti, dei tisici… Tutti lì riuniti assieme in un valzer di morte quando il “feral morbo”, la peste, calava sui borghigiani.

Un sentore tanto di morte quanto di rivalsa aleggiava perenne sul Carrobbio. I più nemmeno si fermavano a bere un bicchiere di vino oppure a desinare nel paio di osterie che vi si affacciavano. La gente comune preferiva fare due passi in più ed inoltrarsi nel delta di vicoli che da qui si dipartiva, per poter mangiare un piatto di pollo arrostito, una zuppa di cipolle e patate, o magari la più tipica cassoeula, a base di verze e maiale.

Tratto da La Gorgone di Milano

di I.E.Ferrario e G.Padovan

320 pag

Fratelli Frilli Editori