Dopo Ultimo Tango a Milano il maggiore italo tedesco Gunther Sander torna in libreria in una straordinaria raccolta di racconti noir, targata Frilli, curata dallo scrittore Armando d’Amaro. Questa volta il tema dei racconti, tutti rigorosamente noir, sono i felini. La raccolta che segue quella uscita l’anno scorso intitolata “Una finestra sul noir” è anch’essa dedicata alla memoria di Marco Frilli, fondatore dell’omonima casa editrice genovese. Qui di seguito un estratto del racconto Un gatto fortunato di Ippolito Edmondo Ferrario.

 

Katanga, il colosso congolese, tamburellava con le dita sulle guancette di legno della 45 che teneva appoggiata sulle ginocchia. Ad intervalli accarezzava la canna brunita. -Sei nervoso?- gli chiese Gunther seduto al suo fianco, al posto di guida, con una Gitanes accesa che gli pendeva dalle labbra. Ad ogni tiro il bagliore rossastro illuminava il volto squadrato del tedesco. -No. Ma, non mi sono mai piaciute le attese- specificò Katanga tenendo lo sguardo fisso sull’ingresso del locale. Qualche cliente, di tanto in tanto, usciva alla spicciolata sotto il diluvio universale di quella fredda notte milanese. -Bravi, andatevene a casa- mormorava ansioso Gunther nell’osservarli. Era da più di un’ora che erano parcheggiati lì, a bordo di un’alfa Romeo Giulia color crema. Il crucco avrebbe preferito una macchina dal colore meno appariscente, ma Albert aveva recuperato quella. Ed era proprio Albert che avrebbe dovuto dare il segnale di via libera. Doveva affacciarsi all’uscita del locale, accendersi una sigaretta e intrattenersi con il buttafuori. Quello sarebbe stato il segnale convenuto. Gunther era stato chiaro in merito. Fino a quando nel night ci sarebbero stati clienti, non sarebbero entrati. -Mi sembra di essere ritornato indietro negli anni. Quelle infinite attese nella boscaglia, acquattati come topi, magari sotto l’acqua, in attesa dei ribelli- mormorò Gunther tornando con la memoria ai tempi del Congo.-Qui siamo all’asciutto almeno- scherzò Katanga mettendo in mostra una dentatura perfetta e bianchissima. Erano le tre del mattino e il pacchetto di Gitanes stava accartocciato sul cruscotto della Giulia. Gunther dava segni di impazienza. -Scommetto che è dentro che fa il cretino con qualche troia- ringhiò Gunther spazientito. A quella parole, sulla porta del locale, comparve lui, Albert. Indossava il suo giubbotto di pelle, pantaloni a zampa e scarpe Barrows a punta. -Cristo, sembra un ballerino- commentò Gunther rimettendosi dritto sul sedile e guardando con attenzione ai gesti dell’amico. Costui si guardò un po’ intorno. Non aveva mai smesso di piovere, Si posizionò in prossimità della porta, accanto all’uomo del clan che faceva la selezione dei clienti. Era una vecchia conoscenza di Gunther, uno con un passato nell’anonima sequestri. Albert si accese una sigaretta e iniziò a scambiare quattro chiacchiere con l’uomo che non sembrava molto affabile.-Andiamo- tagliò corto Gunther infilandosi il passamontagna in testa e controllando l’arsenale un’ultima volta. Indossava un impermeabile lungo, sotto il quale celava un fucile a pompa in calibro 12 con la canna accorciata per renderlo più occultabile. In tasca aveva anche due bombe a mano.