Bertran de Born
Bertran de Born
“Ha mai sentito parlare di Bertran de Born, signore del castello di Hautefort?”.
Il sindaco scosse il capo, ma questa volta il banchiere si mostrò più indulgente.
“Dante lo pose nell’ottavo cerchio dei dannati, nella nona bolgia, tra i seminatori di discordie. Bertran fu un uomo d’armi, un trovatore e un poeta che esaltava lo spirito guerresco e la battaglia anche fine a sé stessa.
Uno spirito inquieto in tempi per altro già di per sé bellicosi”, gli spiegò Raoul.
“Lungi da me paragonarmi a Bertran, ma mi dica, Villa: come si fa in una situazione come questa a non gettarsi nella mischia anche solo per vedere, alla fine di tutto, chi rimarrà in piedi in questa città?
Noi o loro?
O forse periremo tutti?
Ecco perché non potrei privarmi di questo immenso piacere, lasciando il campo proprio adesso che viene il bello…
Non è ancora giunto quel tempo in cui mi ritirerò a Bonassola per trascorrere le mie giornate dialogando con il mare…”, concluse il banchiere allontanando ogni illusione di un’uscita di campo per entrambi.
Tratto da “Assedio mortale a Milano. La terza indagine del banchiere Raoul Sforza”, Fratelli Frilli Editori