I diavoli di Bargagli è un libro sul cosiddetto Mostro di Bargagli?
La domanda mi è stata posta fin dalla prima volta che in cui ho annunciato il titolo del libro:
“Ne I diavoli di Bargagli si parla del mostro di Bargagli?”.
La risposta è semplice, ma merita certamente di essere circostanziata. La vicenda del mostro di Bargagli è presente, seppur adattata e romanzata. Non poteva che essere diversamente, considerato che il protagonista del romanzo, il banchiere milanese Raoul Sforza, si imbatte della storia del cosiddetto “mostro” non per caso, ma per far luce su un episodio particolarmente doloroso del proprio passato che lo porta proprio a Bargagli, sui luoghi della nota vicenda di cronaca.
I diavoli di Bargagli è un noir; non è un romanzo storico sul mostro di Bargagli e tantomeno ho voluto in qualche modo cercare di dare una risposta al mistero del mostro. Certamente il lettore particolarmente curioso, dopo la lettura de I diavoli di Bargagli, difficilmente non proverà interesse e curiosità per la vicenda di cronaca vera e propria che potrà approfondire attraverso le lettura di libri e articoli.
«Una storia come quella del mostro di Bargagli non può non appassionare la gente. Tanto più se i fatti riguardano i luoghi in cui sono cresciuto e che conosco come le mie tasche» ribatté Diego.
«Magari questa volta il cosiddetto mostro, come ti ostini a chiamarlo, potrebbe anche non entrarci. Dall’ultimo omicidio, quello del 1984, sono passati più di trent’anni. Non credi che potrebbe essere morto e che stavolta si tratti di qualcos’altro?» gli fece notare la ristoratrice, che evidentemente conosceva bene la vicenda in questione.
«No. Il mio istinto mi dice che il mostro è tornato. Russo lo conoscevo, anche se non come avrei voluto. Anni fa, se ricordi, ti parlai di una serie di lettere anonime che ricevetti quando avevo pubblicato il libro sul mostro. In una di queste si diceva che lui avesse fatto parte, durante la guerra, della cosiddetta “banda dei vitelli”. Quelle poche volte che cercai di andare sull’argomento con lui, si dimostrò sempre chiuso, ostinato a negare tutto. Per dirla tutta, mi mandò al diavolo» ricordò Diego tornando con la memoria ad alcuni anni prima.
Tratto da I diavoli di Bargagli di Ippolito Edmondo Ferrario, Fratelli Frilli Editori, 2022
Terminò il pasto con due tazze di caffè nero; Lia glielo servì in tavola direttamente dalla moka.
Dopo l’ennesima rapida occhiata all’orologio, si riaccese il sigaro che aveva iniziato a fumare poco prima, durante l’incontro con Villa. Si concesse ancora qualche istante a tavola, assorbito dai suoi pensieri.
Osservò le due tavole quattrocentesche dell’artista rinascimentale Carlo Crivelli appese alle pareti.
Si trattava di due opere d’arte di grandissimo valore che facevano parte della vasta collezione di pittura antica ereditata dal nonno.
Ne amava una in particolare, quella che ritraeva Cristo Redentore attorniato da schiere di angeli alle sue spalle.
La figura del figlio di Dio dominava tutta la verticalità della tavola lignea.
Lo aveva sempre colpito l’espressione fiera e per nulla mite di Cristo.
L’artista lo aveva dipinto con tratti che lo rendevano più simile ad un condottiero che non a colui che viene e rimette i peccati del mondo.
Pur non professandosi cristiano, amava quell’opera e la sensazione di forza e di vittoria che da essa emanava.
Gli occhi di Gesù avevano la stessa durezza e la profondità dello sguardo di un soldato di lungo corso, antico o moderno che fosse, di un uomo d’armi, sopravvissuto a decine di battaglie.
Per Raoul quello era il Cristo combattente, non certo quello che moriva sulla croce per salvare l’umanità.
Tratto da I diavoli di Bargagli di Ippolito Edmondo Ferrario, Fratelli Frilli Editori, 2022
Sarebbe riduttivo, da parte di un autore, considerare un determinato genere come il noir intrappolato in determinati stereotipi da seguire oltre ai quali non si può andare.
Ecco perché sono felice di condividere con voi un breve passo tratto dal romanzo “Il banchiere di Milano”, forse l’estratto meno noir di tutto il libro, ma non per questo meno intenso ed evocativo.
La voce avvolgente dell’attore Alberto Bergamini vi condurrà in un viaggio a ritroso nel tempo, a Bonassola, alla ricerca di luoghi e di persone che sopravvivono nella memoria e nei ricordi dell’enigmatico banchiere milanese Raoul Sforza.
Una domenica di primavera nel borgo di Bonassola, sulle tracce dell’enigmatico Raoul Sforza, il banchiere di Milano, in compagnia di Valentina Ferrari.
Lo scrittore non è che un tramite, un mezzo attraverso cui suggestioni, immagini e idee già esistenti si aggregano fra loro.
Da questo incontro a volte nascono personaggi, storie e libri. Ecco perché un autore dovrebbe sempre rimanere in secondo piano, mantenersi sullo sfondo e lasciare che siano i protagonisti delle sue storie a mettersi in luce.
(In primo piano il banchiere di Milano Raoul Sforza. Sullo sfondo l’autore. Foto di Simone Galbiati)