In ricordo di Leo Mariani nel Giorno della Memoria

In ricordo di Leo Mariani nel Giorno della Memoria

In ricordo di Leo Mariani nel Giorno della Memoria

Leo Mariani fu la vittima più piccola tra gli ebrei veneziani mandati a morire nei campi di concentramento nazisti.

Un destino già segnato quando la madre, Pia Cesana Mariani, 21 anni, lo aveva dato alla luce presso l’ospedale civile di  Venezia il 18 dicembre del 1943: la donna era già piantonata dalla polizia quando il piccolo nacque.

Leo, insieme alla mamma e al papà Enrico, 31 anni, fu deportato prima nel campo di concentramento di Fossoli, nel modenese, in attesa di prendere la via per Auschwitz.

Era il 26 febbraio del 1944 quando Leo fu assassinato. Aveva da poco compiuto i due mesi.

Nessuno della sua famiglia sopravvisse.

A Leo, alla sua famiglia, e a tutte le vittime della Shoah. Perché un simile orrore, inconcepibile, non abbia a ripetersi.

(Notizie tratte da “Nazisti contro bambini” di Lidia Beccaria Rolfi e Bruno Maida)

 

 

 

Accadde domani. 21 dicembre 1990. Nasce il Fronte Nazionale

Accadde domani. 21 dicembre 1990. Nasce il Fronte Nazionale

Accadde domani. 21 dicembre 1990. Nasce il Fronte Nazionale

Il Fronte Nazionale vede così la luce il 21 dicembre del 1990, nel giorno del Solstizio d’Inverno a Milano e viene poi ufficializzato tramite regolare atto notarile il 12 gennaio del 1991 in quel di Ferrara alla presenza di Freda, di Enzo Campagna, Antonio Sisti, Ferdinando Alberti, Aldo Gaiba.

Ci si adopera per organizzare la struttura sul territorio nazionale con delle proprie sedi. A Milano la sede è posta in via Bergamo al civico 12. C’è anche

una sede a Verona e referenti a Torino, Varese, Brescia, Ferrara, Padova, Pordenone, Bologna, Rimini, Terni, Chieti, Napoli, Salerno, Taranto, Catanzaro, Lamezia Terme, Perugia, Catania e Battipaglia.

Un ruolo fondamentale lo hanno anche le Edizioni di AR, la casa editrice di Freda la cui sede corrisponde all’abitazione di Freda a Casale di Brindisi, mentre libreria e magazzino sono a Salerno.

«La struttura nacque fortemente gerarchizzata come giustamente doveva essere.

Freda ne era il reggente. Aderii al progetto di Freda perché lo ritenevo interessante e inoltre il mio senso del dovere unito alla stima che nutrivo per lui, mi imponevano di farlo. Una persona a me cara, commentando la mia decisione, mi disse che comprendeva le mie intime ragioni ma che certamente, visto il nome di Freda e il mio, prima o poi ci avrebbero arrestato di nuovo. Così fu.

Rimasi in carcere per sei mesi, e dopo la condanna feci un anno e due mesi di arresti domiciliari. Naturalmente non ebbi né semilibertà, né affidamento ai servizi sociali».

Susanna Dolci, Ippolito Edmondo Ferrario, Cesare Ferri. Genesi di un ribelle, Edizioni Settimo Sigillo