da Ippolito Edmondo Ferrario | Mar 9, 2018 | News
Non capita spesso, e quando succede è una fortuna, di imbattersi in una libreria indipendente. Se poi la titolare della stessa, in questo caso Alessandra Papetti (proprietaria della centralissima libreria Parole & Pagine di Via della Moscova, angolo corso di Porta Nuova a Milano www.parolepagine.it) ti offre la possibilità di presentare il tuo libro allora non si può chiedere di meglio.
Gianluca Padovan ed il sottoscritto siamo stati ospitati per una “frizzante” serata che si è tenuta ieri, giovedì 8 marzo 2018 ( Auguri ancora in ritardo a tutte le donne…) presso questa libreria che resiste, nonostante i tempi che corrono, alle grandi catene della distribuzione libraria dove vige una certa omologazione editoriale.
Alessandra e il suo attento staff vanno controcorrente e organizzano incontri, presentazioni e addirittura serate cinematografiche. Per saperne di più basta seguire la pagina Facebook della libreria stessa.
Torniamo alla serata appena trascorsa. Abbiamo trovato una platea numerosa e soprattutto interessata all’argomento.
Complice “Milano Sotterranea”, cavallo di battaglia che coinvolge in primis noi oratori, si è sforato pure l’orario canonico della presentazione, ma il pubblico intervenuto non ne ha risentito…Anzi, domande e curiosità non sono mancate.
La serata è stata organizzata nell’ambito di una manifestazione più ampia che ha coinvolto altre librerie indipendenti di Municipio Uno.
Non ci rimane che ringraziare ancora tutti i presenti alla serata. Certamente ci saranno altre occasioni per rivederci.
Gianluca Padovan, Ippolito Edmondo Ferrario
da Ippolito Edmondo Ferrario | Mar 8, 2018 | News
C’è l’editoria dei grandi numeri, dei colossi editoriali, dei fatturati che fanno la differenza, degli amministratori delegati, delle librerie in franchising che assomigliano ai supermercati della grande distribuzione.
L’editoria, come fenomeno di massa e puramente commerciale, è quella che ci piace meno forse perché è quella alla quale siamo pressoché assuefatti.
E poi capita ancora, sempre più raramente, di imbattersi in storie di editori che nascono piccoli, ma che da soli, forti della loro tenacia e di ottime intuizioni, costruiscono qualcosa che va al di là di ogni più rosea aspettativa e migliore previsione. E quando questi editori ci lasciano, la loro eredità morale non è sempre facile da mantenere, specie quando ad essa si aggiunge una grande vuoto affettivo.
E’ accaduto di recente a Genova con la Fratelli Frilli Editori (http://www.frillieditori.com).
Marco Frilli, il papà del noir, prima ligure e poi italiano, se ne è andato dopo una lunga malattia nell’ottobre del 2016.
Per tentare di colmare questo vuoto i suoi autori, che a lui devono molto, se non tutto, hanno scritto ognuno un racconto nel quale far rivivere il loro amato editore. Sembra una favola, ma non lo è.
Quarantacinque autori italiani di noir in trentanove racconti hanno voluto ricordare il “loro” Marco. In questa antologia che esce in questi giorni, intitolata «Una finestra sul noir», le “penne” sono diverse, ma uguali nel manifestare rispetto e, soprattutto, affetto verso un uomo che, per la fortuna dei lettori, a un certo punto della sua vita ha voluto tentare l’avventura decidendo, in un’Italia che legge poco, di pubblicare libri.
In queste pagine gli “investigatori seriali” dei romanzi giallo pantone lo incontrano, coinvolgendolo in inchieste o confidandosi con lui, perché effettivamente così succedeva: chiacchierare con Marco era utilissimo – un abbozzo di trama, personaggi accennati, una città come sfondo – e i suoi consigli aiutavano a definire quanto ancora nebuloso, cosa andava e cosa no. Racconti si diceva, microstorie giallo- noir efficacemente tratteggiate in chiaroscuro a metà strada tra fantasia e realismo, “cerchi chiusi”, ma non tanto da non poter essere attraversati con fare deciso da chi sente sue le trame che percorre: Marco, che evidentemente vive, tenendo i suoi autori – e non solo – come prigionieri di un incantesimo. Non per nulla su questa antologia suo figlio Carlo ha detto: «…per me sarà come incontrarlo ancora…». Il quarantesimo racconto – selezionato da una giuria di esperti presieduta dallo scrittore Valeri Varesi (autore anche della prefazione) e composta da Patrizia Debicke, Manuel Figliolini, Cecilia Lavopa e Cristina Marra – è il vincitore del concorso organizzato dagli amici di Radio Savona Sound a Lui dedicato, mentre i proventi delle vendite del volume saranno devoluti, con gratitudine, all’Associazione Gigi Ghirotti ONLUS.
Gli autori della raccolta sono: Adriana Albini, A. Alioto e R. Repaci, Rocco Ballacchino, Ivano Barbiero, Alessandro Bastasi, R. Besola, A. Ferrari e F. Gallone, Fabrizio Borgio, Daniele Cambiaso, Roberto Carboni, Diego Collaveri, Dario Crapanzano, Armando d’Amaro, Matteo Di Giulio, Massimo Fagnoni, Ippolito Edmondo Ferrario, Roberto Gandus, Fiorenza Giorgi e Irene Schiavetta, Daniele Grillo e Valeria Valentini, Domenico Ippolito, Achille Maccapani, Vincenzo Maimone, Gino Marchitelli, Maria Masella, Marvin Menini, Alberto Minnella, Roberto Mistretta, Bruno Morchio Ugo Moriano, Roberto Negro, A. Novelli e G. Zarini, Paola Mizar Paini, Alessio Piras, Alessandro Reali, Nicoletta Retteghieri, Massimo Tallone, Simone Togneri, Alberto Tondella, Maria Teresa Valle, Laura Veroni, Maria Bellucci.
da Ippolito Edmondo Ferrario | Feb 28, 2018 | News
Ormai ci siamo. Alcuni anni fa diversi lettori ce lo avevano chiesto: ma perché non scrivete una guida alla Milano sotterranea con gli indirizzi utili per visitare i siti ipogei della città? All’epoca Gianluca ed il sottoscritto, a cominciare dai primi libri pubblicati con Mursia, arrivando ai più recenti editi dalla Newton Compton, avevamo intuito che alla gente non bastava sapere che cosa si celasse nel sottosuolo della città. In molti ci chiedevano di poter visitare i luoghi stessi delle nostre esplorazioni.
Capimmo che dovevamo fare qualcosa. Anche se molti di questi luoghi rimarranno per sempre inaccessibili al pubblico per ovvie ragioni (sicurezza, inagibilità, rischi vari ecc.), altri sono perfettamente visitabili da chiunque. Occorre solo sapere dove essi si trovano. C’è voluto un anno e mezzo di lavoro, ma alla fine Gianluca Padovan ed io abbiamo portato a termine il progetto. Poco più di 500 pagine che stanno per andare in stampa. Sarà la prima guida alla Milano underground ricca di indirizzi e di informazioni utili. Naturalmente abbiamo parlato anche dei luoghi inaccessibili per rendere completo ed esauriente il libro. Un viaggio attraverso cunicoli, cripte, canali, fognature, acquedotti ecc..
A breve vi fornirò tutti i dettagli di questa pubblicazione unica nel suo genere.
da Ippolito Edmondo Ferrario | Feb 28, 2018 | News
Sono trascorsi diversi mesi dall’uscita del mio ultimo noir per la Fratelli Frilli Editori. In questo lasso di tempo, per certi versi complicato e costellato da ostacoli, ho dovuto fare alcune scelte. La prima è stata quella di non mollare, di non lasciare perdere. E chi ha orecchie per intendere, intenda. Mi sono visto, permettetemi l’azzardato paragone, come la Fenice che mitologicamente risorge dalle sue ceneri. Le mie ceneri sono state essenzialmente seccature di poco conto, ma pur sempre seccature, alle quali si è posto rimedio. E mentre a fine marzo di quest’anno ritornerò in libreria con una sostanziosa pubblicazione dedicata alla Milano sotterranea, quasi in contemporanea il noir tornerà di prepotenza nella mia vita di scrittore (…e anche in quella dei lettori che decideranno di leggerlo). Manca davvero poco. Sarà un tuffo, cupo e disilluso, nella Milano del 1984; lo farò in compagnia di un personaggio nuovo ed insolito per il suddetto genere. E con lui spero di far vivere o rivivere al lettore (a seconda delle età) atmosfere, luoghi e volti della cosiddetta “Milano da bere”…Per ora vi lascio con un’immagine: un’ auto che ha fatto parte del mio vissuto personale e che troverete nella storia. Essa è un piccolo dettaglio, niente di più. Vi invito a continuare a seguirmi.
da Ippolito Edmondo Ferrario | Feb 13, 2018 | News
“Gli stranieri affamati alimentano la criminalità”
Lo dice Luciano Lutring, l’ex “solista del mitra”
Ippolito Edmondo Ferrario
Secolo d’Italia, 7 novembre 2007
Luciano Lutring, il famoso “solista del mitra”, considerato negli anni Sessanta il nemico numero uno di banche e portavalori, ha da tempo cambiato stile di vita e opinioni sulle cose. Con un passato burrascoso alle spalle e un lungo conto con la giustizia completamente saldato, oggi è un padre di famiglia, ha due figlie adolescenti, un divorzio alle spalle e svariati interessi. Al “machinepistol” che un tempo trasportava elegantemente nella custodia di un violino, oggi Lutring preferisce sia i pennelli (è un apprezzato e talentuoso pittore), che la penna. Ha pubblicato fino ad oggi alcuni libri, tra cui un’intensa autobiografia Catene spezzate (Agar Edizioni) in cui Lutring si racconta e mostra tutto il suo lato umano, i suoi drammi, le sofferenze, il suo travagliato cambiamento. Oggi a settant’anni Lutring ha voglia di comunicare, di parlare di quei tempi andati, di esprimere la sua sulla malavita organizzata e non, sull’emergenza sicurezza, sulla paura nelle metropoli. Tanto che nei giorni scorsi lo scrittore Andrea G.Pinketts lo ha presentato al Sud Dinner Bar di via Solferino a Milano, proprio nelle vesti di scrittore. Del resto, soloun giallista scapestrato e “scapigliato”, per dirla alla milanese, come Pinketts, che ha condotto in passato indagini sulla mala rischiando in prima persona, poteva presentare il “solista del mitra” per comprenderne appieno tutto il lato sofferto e genuino di questo personaggio che ha davvero molto da dire.
Luciano Lutring scrittore. Come ha iniziato questa sua seconda, per così dire, carriera?
E’ una storia lunga, iniziata la sera del 1 settembre del 1965 quando mai avrei pensato di finire crivellato di proiettili della Sureté francese. Assieme a due miei complici, un belga ed un algerino, stavamo rientrando a Parigi, quando quest’ultimo disse: “Ho poca benzina nel serbatoio”. Più volte rimproverai l’algerino di avidità. Anche se la macchina sulla quale viaggiavamo era rubata, bisognava sempre tenerla controllata. Fermata la vettura ad una stazione di servizio, nell’ombra del parcheggio sostava una Pegeaut della Polizia criminale poichè quella stazione di servizio era stata più volte rapinata. Costoro speravano che qualcuno ripetesse quella losca operazione per saltargli addosso di sorpresa. Noi non essendo rapinatori di benzinai, non ci facemmo caso. Quando accanto alla portiera trovammo due corpulenti poliziotti che ci chiesero i documenti, l’autista impaurito ingranò la marcia lasciandoli a bocca aperta. L’inseguimento per le vie di Parigi durò qualche minuto, poi un grido dell’algerino ci accapponò la pelle: “Siamo a secco. Li abbiamo alle spalle. Si salvi chi può”. Io essendo seduto sui sedili posteriori mi lanciai fuori della portiera. Gli altri due perdendo tempo a cercare le pistole sotto i sedili. Mentre fuggivo zigzagando nel buio della notte, echeggiarono diversi spari. Un agente inseguendomi, vedendo che non mi fermavo sparò altri colpi e due di questi mi centrarono nella schiena. In un primo istante non sentii dolore. Continuai a fuggire. Altri colpi mi centrarono nella gamba desta e nel braccio sinistro. Persi una delle due pistole. Sparai pure io in alto per intimidire l’inseguitore. Ma questo non mollò la sua preda. Un’ora dopo mi trovarono sotto un portone morente. Fui trasportato in sala operatoria. Per quaranta giorni rimasi in coma. Un’ infezione di piombo era il problema più grave. Alla fine superai pure quella e alcuni giorni dopo mi trasportarono nel tetro carcere della Santé di Parigi rinchiudendomi nella vecchia sezione di alta sorveglianza. Il mio isolamento durò 5 anni e 8 mesi. Poi il processo e la condanna a 20 anni di lavori forzati. Fu così, che iniziai a scrivere e a dipingere per vincere la solitudine e non impazzire dal silenzio che regnava intorno a me. Solo il rumore di porte sbattute e chiavistelli addolciva quel penoso silenzio. Ciò malgrado riuscii a fare uscire clandestinamente su dei rotoli di carta igienica la storia della mia vita. La casa editrice Longanesi la pubblicò con un titolo appariscente Il pianista del mitra. Nel 1966 e il regista Carlo Lizzani, attratto dalla risonanza della cronaca, ne trae un bel film, intitolandolo Lutring, svegliati e uccidi…
Diventò in qualche modo una leggenda nell’immaginario popolare e da rotocalco dell’Italia della seconda metà degli anni Settanta…
La mia vita lo divenne, ma controvoglia. Da piccolo balordo di periferia passavo a venir rappresentato come una gang-star internazionale. Da ladruncolo che spaccò a Milano una vetrina di una pellicceria per regalare a sua moglie Yvonne un cincillà bianco, a “ pericolo pubblico numero 1” che assaltava banche e gioiellerie nelle città più lussuose. Ormai facevo parte dell’informazione più delirante. Un giorno ero considerato un “bandito romantico” che regalava fiori alle commesse derubate, il giorno dopo la primula rossa che sfuggiva alle polizie di tutta Europa. Fiumi di inchiostro attiggevano al mio nome. Ero diventato una fonte di commercio. Molte volte mi accusavano di aver rapinato banche nello stesso giorno e a poche ore di distanza in nazioni diverse.
E oggi, nel novembre del 2007, chi è Luciano Lutring?
Oggigiorno sono un cittadino che rispetta la legge, mi comporto onestamente come debbono fare tutti. Un po’ di tempo fa ho trovato un portafoglio che una ragazza aveva smarrito. L’ho consegnato alla Polizia con documenti e 382 euro di soldi. Non ho ricevuto neppure un ringraziamento.
Che progetti ha per il futuro?
Il mio futuro è ormai pianificato. Vivo con le mie gemelline Natasha e Katisha. Mi sono separato dalla loro madre quindici anni fa ed il tribunale di Verbania mi ha concesso l’affidamento. Ora le “bambine” anno quasi venti anni e prima o poi spiccheranno il volo nel mondo della vita. Di me conoscono tutto. Bene e male spesse volte vanno a braccetto. Sta ad ognuno di noi a scegliere la strada giusta.
Cosa ne pensa del problema “sicurezza”, una vera e propria emergenza politica e sociale che assilla i nostri tempi e i nostri giorni?
E’ un problema troppo grande e non facile a discutersi. Una cosa però va detta e sottolineata: sono troppi gli stranieri disperati e affamati che sguazzano nei bassifondi della delinquenza. E un cane affamato… morde. Uno sciacallo ruba senza rispetto e non guarda se l’individuo che ha di fronte è giovane o vecchio, povero o malandato. Io ho sempre rispettato le regole del codice morale. Vecchi e bambini, pensionati e indigenti li ho sempre rispettati e – nella mia precedente vita – spesso ho allungato pure mazzette di soldi a loro favore. Il mio gesto non era un obolo caricatevole per conquistare un posto in paradiso. Mi è sempre piaciuto più dare che ricevere. Forse il mio cuore mirava ad altri progetti. Ancora oggi mi chiedo: “Se mia madre avesse accettato Yvonne in casa sua, invece di chiuderle le porte, forse non sarei diventato un bandito…”
Qualche anticipazione sul suo prossimo libro. E’ una domanda obbligatoria per ogni scrittore che si rispetti.
L’ultima mia fatica letteraria verrà pubblicata ai primi di gennaio 2008 per Agar Edizioni. Sarà la triste storia di un legionario, tradito nei sentimenti e non solo. La sua avvocatessa di origine “pied noir” cercherà di salvarlo, ma il titolo la dice lunga:L’amore che uccide. Entrambi i personaggi moriranno dopo una lunga lotta con i magistrati che, non accettando l’ O.A.S. del famoso generale Salan in conflitto ideologico con De Gaulle, decidono – come è stato storicamente – di eliminare tutta l’organizzazione. E’ un thriller dolce, nero, rosa e politico, e si rifà a fatti accaduti molti anni fa, quando ero detenuto alla Santé di Parigi.
Ippolito Edmondo Ferrario, classe 1976, vive e sopravvive a Milano, dove si diletta a fare il mercante d’arte. Giornalista e scrittore, ha pubblicato numerosi libri dedicati a Triora, il famoso paese delle streghe, di cui è cittadino onorario, i noir Il pietrificatore di Triora col quale ha dato vita al detective Leonardo Fiorentini, suo alter ego, e Il collezionista di Apricale… e le stelle grondano sangue (rispettivamente Fratelli Frilli Editori, 2006 e 2007).
Infine riporto qui di seguito un commento, scritto dallo stesso Lutring, sulla mia intervista. Mi rimane il rammarico di non essere mai andato a trovarlo di persona. Ciao Luciano, ovunque tu sia.
lutring luciano ha detto…Caro IPPOLITO,
ti ringrazio per il tuo articolo sul SECOLO D’ITALIA che ha reso umana la mia immagine.
Si… Ho sbagliato nella mia gioventù diventando bandito per amore…Per quasi sette ani sono stato uccel di bosco in giro per l’europa… Poi la capitolazione a Parigi… Ferito a morte… Duri anni di carcere… Tanta sofferna… Molta disperazione… Tanta voglia di riemergere… Tornare indietro… Farsi perdonare… Rifare una nuova vita…
E’ stata dura, ma ci sono riuscito…
Due grazie Presidenziali mi hanno ridato la libertà… Oggigiorno vivo serenamente sul lago Maggiore con due figlie che il tribunale di Verbania mi ha affidato dopo la separazione con mia moglie… Dipingo e scrivo…Da trentanni non ho preso più neppure una multa… Rispetto la legge e affronto la mia vita verso il viale del tramonto…I miei settantanni mi aiutano a capire molte cose… E’ anche per questo che molte volte consiglio i giovani ad apprezzare la libertà, poichè una volta perduta si rischia di cadere nel vortice della perdizione senza più possibilità di tendere le braccia al cielo…Concludendo, ti mando un cordiale salutone.
Oggi e sempre, vivo o morto ti
ringrazio.
LUCIANO LUTRING ex… ex solista del mitra
Fonte: http://robertoalfattiappetiti.blogspot.it/2007/11/luciano-lutring-da-bandito-romanziere.html