Accadde domani. 21 ottobre 1981. Un commando armato formato Alessandro Alibrandi, Francesca Mambro, Gilberto Cavallini, Giorgio Vale, Stefano Soderini, Walter Sordi uccide il capitano di P.S. Francesco Straullu e la guardia scelta Ciriaco Di Roma.  Mimmo Magnetta ricorda l’incontro con il capitano Straullu che ha coordinato il suo arresto al valico del Gaggiolo.

Accadde domani. 21 ottobre 1981. Un commando armato formato Alessandro Alibrandi, Francesca Mambro, Gilberto Cavallini, Giorgio Vale, Stefano Soderini, Walter Sordi uccide il capitano di P.S. Francesco Straullu e la guardia scelta Ciriaco Di Roma.  Mimmo Magnetta ricorda l’incontro con il capitano Straullu che ha coordinato il suo arresto al valico del Gaggiolo.

21 ottobre 1981. Un commando armato formato Alessandro Alibrandi, Francesca Mambro, Gilberto Cavallini, Giorgio Vale, Stefano Soderini, Walter Sordi uccide il capitano di P.S. Francesco Straullu e la guardia scelta Ciriaco Di Roma.  Mimmo Magnetta ricorda l’incontro con il capitano Straullu che ha coordinato il suo arresto al valico del Gaggiolo

Il mio percorso carcerario, dopo l’arresto, è riassumibile nelle seguenti tappe. I primi due giorni li trascorsi a Varese in camera di sicurezza, poi ne trascorsi cinque a Roma, sempre in camera di sicurezza. Al mio arrivo a Roma c’era ad accogliermi il capitano di P.S. Francesco Straullu. So che in cambio della collaborazione Straullu aveva offerto ad altri la cifra di trecento milioni di lire e una nuova identità.  Con me e con Dimitri non accennò mai a eventuali prospettive di collaborazione. Appena scesi dalla macchina che mi aveva portato dalla questura di Varese a Roma, lui volle vedermi. Io ero scortato da due poliziotti. Mi venne incontro con modi affabili chiedendomi se gli concedevo l’onore di stringergli la mano. Era un uomo giovane, non molto alto. Vestiva in borghese, indossava una maglietta polo, un golf arrotolato in vita e jeans. Dalle tasche spuntava arrotolata una copia de “Il Manifesto”. Io gli chiesi chi fosse. Lui si presentò come il capitano Straullu, colui che aveva coordinato l’operazione che aveva portato al mio arresto. Io gli risposi con un “complimenti”. Poi insistette nel volermi stringere la mano e gli chiesi il motivo.

– Tu e il tuo amico Peppe Dimitri siete gli unici della banda dei Nar che sapete perché fate certe cose. Agli altri vostri camerati bisogna dare uno schiaffo per parlare e due per farli stare zitti.

Gli diedi la mano. Era un po’ come ricevere l’onore delle armi. Lui si accorse dei segni che portavo in volto, frutto del trattamento ricevuto a Varese una volta tratto in arresto. Lo stesso procuratore di Varese, giorni prima, alla presenza dei sette operatori di polizia che mi avevano menato, mi aveva invitato a parlare e a fare i nomi degli agenti che mi avevano pestato.

– In questa stanza l’unico a non dover avere paura sono io… – risposi al procuratore.

Gli agenti erano in piedi, messi a semicerchio intorno a me. Sentivo il loro fiato sul collo. Li avevo guardati uno per uno e poi, rivolgendomi al Procuratore, avevo dichiarato, come si usava, che ero caduto dalle scale. Era evidente che non poteva essere andata così, ma, come era regola mia e degli avanguardisti, non avevo parlato. Firmata la dichiarazione venni portato fuori dalla stanza. Qui uno dei poliziotti mi disse:

– Mimmo, ti dobbiamo delle scuse. Ci devi scusare…

Io li mandai affanculo, gli dissi di riportarmi in cella e che delle loro scuse me ne fregavo.

Straullu con me fu gentile. In quei cinque giorni che rimasi in cella di sicurezza a Roma in questura, dato che fin dal primo momento dell’arresto non avevo toccato cibo, mi fece arrivare parecchie cose extra da mangiare: maritozzi con la panna, spremute d’arancia e altro. Io continuai però a non toccare cibo.

Tratto da: Domenico “Mimmo” Magnetta, Ippolito Edmondo Ferrario, Una vita in Avanguardia Nazionale, Ritter Edizioni

 

 

Una vita in Avanguardia Nazionale- La biografia di Domenico “Mimmo” Magnetta

Una vita in Avanguardia Nazionale- La biografia di Domenico “Mimmo” Magnetta

 

Esce in questi giorni per le Edizioni Ritter di Milano ( http://www.ritteredizioni.com) il libro “Una vita in Avanguardia Nazionale” biografia di Domenico “Mimmo” Magnetta scritta insieme al sottoscritto.

Il libro nasce dalla volontà di Mimmo di raccontare la sua intensa esperienza in Avanguardia Nazionale durante gli anni più caldi e difficili che culminarono con lo scioglimento coatto del movimento extraparlamentare avvenuto l’8 giugno del 1976.

La militanza di Mimmo inizia nella Milano degli anni Settanta e nel libro vengono ricordate alcune delle figure di spicco del neofascismo milanese che l’autore frequenta o conosce da ragazzino: Cesare Ferri, Umberto Salvatore Vivirito, Alessandro D’Intino, Mario di Giovanni, Rodolfo “Mammarosa” Crovace, Riccardo Manfredi, Marco Ballan, Giancarlo Esposti e molti altri.

I primi capitoli sono un affresco essenziale, ma intenso, del mondo milanese nel quale Mimmo muove i primi passi. Con lo scioglimento di Avanguardia Nazionale e la distruzione della sede di via Adige per un ordigno esplosivo,  Mimmo diventa uno dei pochi milanesi a interagire con il mondo neofascista romano che in quegli anni si prepara a partorire il fenomeno dello spontaneismo armato.

Magnetta intraprende la strada dell’autofinanziamento attraverso una serie di rapine che hanno l’obbiettivo di mantenere in vita clandestinamente Avanguardia Nazionale. Divenuto responsabile del cosiddetto Nucleo Economico, Mimmo, insieme ad altri camerati, compie una serie di operazioni che culmineranno nell’assalto alla Chase Manhattan Bank; tale rapina sancirà poi la rottura definitiva con i Nar di Valerio e Cristiano Fioravanti. Nelle pagine è un susseguirsi di ricordi legati a personaggi quali Peppe Dimitri, Alessandro Alibrandi, Claudio e Riccardo Minetti, Stefano delle Chiaie, Gilberto Cavallini e altri.

Mimmo, sempre in quel periodo, con l’aiuto di altri avanguardisti milanesi, si specializza nelle operazioni di espatrio finalizzate ad aiutare camerati che necessitano di riparare all’estero per sfuggire alla giustizia. E sarà durante una di queste operazioni di “trasferimento”, nella quale è Massimo Carminati che deve raggiungere la Svizzera, che Mimmo verrà arrestato insieme allo stesso Carminati e ad Alfredo Graniti al valico del Gaggiolo quando la loro macchina viene crivellata di colpi dagli agenti di polizia che li attendono.

Il libro prosegue con i ricordi di tutta la fase detentiva, dell’incontro e della conoscenza con il mondo carcerario; un viaggio nell’Italia di quel periodo in cui le stesse carceri sono teatro dello scontro sanguinario tra camorristi divisi tra cutoliani e anticutoliani. Mimmo in carcere ritrova molti camerati e nonostante la privazione della libertà personale prosegue la sua militanza impegnandosi in svariate attività a favore dei carcerati.

Con l’uscita del libro, Mimmo ha concesso alle telecamere una serie interventi su alcuni degli avvenimenti raccontati nel libro e che sono visibili su YouTube.

Qui di seguito l’indice con gli argomenti che troverete nel libro “Una vita in Avanguardia Nazionale”:

Capitolo I Un pugliese a Milano

Capitolo II Da studente a militante extraparlamentare

Capitolo III Celerini, Katanga e Mammarosa

Capitolo IV La schedatura dei compagni

Capitolo V Avanguardia Nazionale a Milano

Capitolo VI Eravamo ragazzi

Capitolo VII La stagione della repressione e della clandestinità

Capitolo VIII La provocazione del MAR di Fumagalli

Capitolo IX Pian del Rascino e lo spettro del Golpe

Capitolo X Proteggere i latitanti

Capitolo XI La nascita dell’Avanguardia Nazionale clandestina

Capitolo XII Il sodalizio con gli Avanguardisti romani

Capitolo XIII La prima rapina

Capitolo XIV La seconda rapina

Capitolo XV Volevo uccidere “Giusva” Fioravanti

Capitolo XVI Assalto alla Chase Manhattan Bank

Capitolo XVII Alessandro Alibrandi

Capitolo XVIII Milano, 1979. Giorgio Almirante e il Fronte della Gioventù

Capitolo XIX Continuano le operazioni di espatrio. Gilberto Cavallini e altri

Capitolo XX Gaggiolo, 21 aprile 1981. L’inferno di piombo

Capitolo XXI Il capitano Francesco Straullu

Capitolo XXII La detenzione a Spoleto

Capitolo XXIII I camorristi di Raffaele Cutolo

Capitolo XXIV Il trasferimento da Spoleto a Marino del Tronto

Capitolo XXV Vita in carcere

Capitolo XXVI I rapimenti Cirillo e Peci

Capitolo XXVII Il trasferimento da Marino del Tronto

Capitolo XXVIII Il carcere di Viterbo

Capitolo XXIX Progettando l’evasione con il capo dei camorristi

Capitolo XXX Pranzi con aragoste e battaglie a palle di neve

Capitolo XXXI Film proibiti e ricetrasmittenti

Capitolo XXXII La frutta sciroppata e altri privilegi

Capitolo XXXIII Il mio accoltellamento

Capitolo XXXIV L’interrogazione parlamentare e il trasferimento a Rebibbia

Capitolo XXXV Rebibbia

Capitolo XXXVI L’odio per chi mi aveva tradito e abbandonato

Capitolo XXXVII La riconsegna delle armi

Capitolo XXXVIII Processi e condanne

Capitolo XXIXI miei avvocati

Capitolo XLI contatti con la Chiesa