Un banchiere a Genova fra trenette al pesto, ladri e travestiti

Un banchiere a Genova fra trenette al pesto, ladri e travestiti

Un banchiere a Genova fra trenette al pesto, ladri e travestiti

Si rivide seduto in una bettola insieme a commensali improvvisati, che mai avrebbero immaginato di trovarsi a condividere il desco con uno dei rampolli più ricchi di tutta Milano.

Gli parve di risentire il sapore di certe trenette al pesto scotte, così condite da risultare tanto buone quanto pesanti da digerire.

E ancora fiati che sapevano di aglio, di alcool e di tabacco di sigarette nazionali, prostitute sfatte che si vendevano per pochi soldi, travestiti ammiccanti che popolavano i vicoli invasi dall’immondizia.

Sorrise.

Tratto da I diavoli di Bargagli di Ippolito Edmondo Ferrario, Fratelli Frilli Editori, 2022

 

Il banchiere sulle tracce del comandante partigiano Bisagno

Il banchiere sulle tracce del comandante partigiano Bisagno

Il banchiere sulle tracce del comandante partigiano Bisagno

Nel novembre del 1943 non si era presentato agli uffici di reclutamento della Repubblica Sociale Italiana ed era salito in montagna.

Dalla natia Genova, in cui viveva con la famiglia, si era unito alle consistenti forze partigiane che operavano in Val Bisagno.

Si era aggregato ad un gruppo di altri giovani come lui, quasi tutti genovesi, che combattevano agli ordini del comandante Aldo Gastaldi, nome di battaglia “Bisagno”.

C’erano renitenti alla leva, universitari, qualcuno più anziano che aveva combattuto sui fronti ed era tornato.

Tra quelle montagne a lui sconosciute, Mario aveva trovato una seconda famiglia, uomini con i suoi stessi ideali di libertà e di giustizia, determinati a non arrendersi.

Gli inverni del ’43 e del ’44 erano stati durissimi.

La vita in montagna si era rivelata estremamente difficile per i ribelli, ma grazie alla coesione con i propri compagni anche i momenti peggiori erano stati superati. Il gruppo di Mario operava nell’alta Val Bisagno, con qualche puntata fino al monte Antola o in Val Trebbia.

Tratto da I diavoli di Bargagli di Ippolito Edmondo Ferrario, Fratelli Frilli Editori, 2022

 

 

Il banchiere ed il suo amore per Genova

Il banchiere ed il suo amore per Genova

Il banchiere ed il suo amore per Genova

Pure allora il giovane Raoul, ben diverso dall’uomo che poi sarebbe diventato, si stupiva nel provare un’inspiegabile attrazione per la fatiscenza della città, soprattutto del suo centro storico, assurto a ricovero di un’umanità disperata e promiscua, la stessa che già in quegli anni gli suscitava fastidio e repulsione.

Prima ancora di arrivarci, cercò di immaginare il Porto Antico per come se lo ricordava, con le sue architetture disarmoniche e contrastanti, frutto di epoche diverse; e ancora ripensò alla Sopraelevata che vi correva accanto, al di sotto della quale si aprivano scorci a tratti squallidi che testimoniavano un passato marittimo ormai in decadenza.

Un declino che si manifestava per Raoul anche nelle persone che vivevano all’ombra di quelle tetre infrastrutture, come se il luogo potesse mutare il corredo genetico delle persone, modificandolo naturalmente in peggio.

Seppur avvolto dalla nebbia, il porto era cambiato rispetto a come il banchiere se lo ricordava.

C’era stata un’ampia riqualificazione di spazi e di edifici che lo avevano migliorato, facendolo diventare un’attrazione per le persone, un’indiscussa meta turistica. Quello che un tempo era il regno dei portuali, terra di camalli e prostitute, non esisteva più, soppiantato da altro.

Raoul non seppe giudicare se ciò fosse un bene o meno.

Dal suo punto di vista forse no, ma si limitò a osservare i cambiamenti.

Tratto da I diavoli di Bargagli di Ippolito Edmondo Ferrario, Fratelli Frilli Editori, 2022

 

 

Genova e la Val Bisagno raccontate nelle pagine de I diavoli di Bargagli

Genova e la Val Bisagno raccontate nelle pagine de I diavoli di Bargagli

Genova e la Val Bisagno raccontate tra nelle pagine de I diavoli di Bargagli

Negli anni successivi era accaduto che il placido rivolo d’acqua, gonfio di piogge, si trasformasse in un mare di fango pronto a riprendersi ciò che negli anni la speculazione edilizia gli aveva tolto.

Nonostante i morti e i danni, poco era cambiato ed il Bisagno, periodicamente, tornava a far paura.

Era come se in quelle zone aleggiasse una sorta di atavica rassegnazione di fronte alle tragedie, un sentimento che accomunava gli abitanti dei piccoli agglomerati dell’alta valle e quelli dei grandi complessi popolari prossimi alla città, come l’Arizona, quella costola di Molassana compresa tra via Sertoli e piazza Unità d’Italia, tra le più popolose di tutta Genova.

Tratto da I diavoli di Bargagli di Ippolito Edmondo Ferrario, Fratelli Frilli Editori, 2022

 

 

Ritorno a Genova per il banchiere milanese Raoul Sforza. Ed anche per il sottoscritto

Ritorno a Genova per il banchiere milanese Raoul Sforza. Ed anche per il sottoscritto

Sono passati più di vent’anni da quando muovevo i miei primi passi nel mondo dell’editoria, nelle vesti di scrittore.

Gli interessi di allora e le mie passioni, mi portarono a raccontare fin da subito la Liguria; ero ammaliato dalla bellezza di quella regione frequentata d’estate fin da bambino.

Di conseguenza le prime presentazioni ebbero luogo proprio a Genova. Per molto tempo la “Superba” fu una costante della mia vita, grazie anche agli editori che credettero nei miei scritti pubblicandoli.

Successivamente mi impegnai in felici incursioni letterarie nell’estremo ponente Ligure, eleggendo Triora a mio luogo ideale da narrare e divulgare. Ora dopo, dopo anni di assenza, mi sono ritrovato nuovamente a Genova, idealmente accanto al banchiere milanese Raoul Sforza. Vederlo percorrere le strade del centro storico per immergersi nella sua umanità è stato emozionante.

Quando iniziai a scrivere I diavoli di Bargagli pensavo che la storia sarebbe rimasta circoscritta all’alta Val Bisagno, ma poi, come a volte succede, i personaggi letterari hanno un’anima loro e si impongono sullo scrittore. Raoul Sforza voleva tornare nella “Superba” e così è stato.

Grazie Genova per tutto quello che mi hai dato.

«Imposta il navigatore per arrivare alla stazione dei treni di Brignole. Un tempo ci sarei saputo arrivare anche senza quell’affare, ma non bazzico Genova da troppi anni» disse mentre Amedeo si apprestava a digitare sullo schermo la nuova destinazione. Da lì in mezz’ora, affrontando il traffico della Superba, giunsero presso la storica stazione ferroviaria.Genova, città fedele a sé stessa, nella sua fatiscenza architettonica e morale, sempre la stessa nonostante il passare del tempo. Mi sei sempre piaciuta, pur con tutti i tuoi difetti e le tue contraddizioni. In un certo senso mi rispecchio in te o forse guardandoti scorgo una parte di me, rifletté il banchiere, riconoscendo la caotica piazza Giuseppe Verdi.

Tratto da I diavoli di Bargagli di Ippolito Edmondo Ferrario, Fratelli Frilli Editori, 2022