Quel 31 dicembre 1968 nel deserto dello Yemen

Quel 31 dicembre 1968 nel deserto dello Yemen

Quel 31 dicembre 1968 nel deserto dello Yemen

 

Il mio migliore augurio per lasciarci alle spalle questo infausto 2020 e affrontare  a testa alta l’anno che verrà.

Ippolito

 

Il 31 dicembre

eravamo ancora in pieno deserto e puntavamo

sempre a nord. Avevamo l’impressione di esserci persi

in quel mare di sabbia, così affascinante, misterioso

e volubile per le dune che cambiavano altezza e posizione

a seconda della direzione del vento. la sabbia si

infilava ovunque, malgrado i fazzoletti che tenevamo

sulla bocca e gli occhiali che proteggevano gli occhi.

In quel paesaggio incredibile a un certo punto cominciammo

a vedere delle ossa bianche che affioravano

lungo la pista. Ci fermammo. Ce n’erano tantissime

per qualche centinaio di metri: ossa, teschi ma

anche scarponi. Trovammo anche i brandelli di un

paracadute, mimetiche e un elmetto russo. era l’equipaggiamento

in dotazione alle truppe egiziane inviate

da nasser. I teschi erano moltissimi. non so

quanti potessero essere i morti lì presenti. giacevano

insepolti o sepolti grazie alla «pietà» del deserto.

Questa volta non facemmo come in Congo, dove avevamo

preso dei teschi per adornare le jeep e i camion.

Robert Muller, paracadutista, volontario di guerra

R.Muller, I.E. Ferrario, “Un parà in Congo e Yemen 1965, 1969”, Mursia

Accadde domani. 28 ottobre 1967. La morte del volontario Guy Leleup

Accadde domani. 28 ottobre 1967. La morte del volontario Guy Leleup

28 ottobre 1967. La morte del volontario Guy Leleup

Leleup era un volontario belga, ma nato in Congo. «Guy morì da eroe il 28 ottobre del 1967 durante le ultime fasi dell’assedio di Bukavu. Rimase a proteggere la ritirata dei suoi compagni e cadde prigioniero. Quando il colonello Schramme con altri uomini giunse in suo soccorso, Leleup, mentre era tenuto legato ad un albero, urlò a Scharamme avvisandolo dell’imminente imboscata e permettendogli di salvarsi. Leleup fu ucciso con un colpo di pistola in fronte. Venne poi decapitato e la sua testa infilzata su una baionetta per essere portata come trofeo dai soldati congolesi dell’ANC. Questa è la vera storia della morte di Guy Leleup del Para Groupe Cobra».

Così lo ricorda in alcuni significativi passaggi il colonello Jeanne Scharamme nel suo libro di memorie Il Battaglione Léopard. Ricordi di un africano bianco: «Di tutti i nuovi provenienti dalla 6a brigata quello che mi impressionò maggiormente fu il maresciallo Guy Leleup. Era un giovane idealista che conosceva perfettamente gli indigeni e ne parlava correttamente la lingua. Solitario per natura, era mal compreso dal suo comandante, il maggiore Noddyn. Ragazzi del genere erano l’opposto di ciò che normalmente viene chiamato un “mercenario”. Non poteva andar assolutamente d’accordo con Bob Denard e il suo lavoro non era mai stato apprezzato; ma è risaputo che i caratteri energici e le nature generose si rivelano nelle avversità (…)». Compresi subito che la morte di Leleup era un fatto estremamente grave: perdevo una delle posizioni-chiave ma anche uno dei miei migliori ufficiali, un vero simbolo di ciò che stavamo tentando di salvare in Congo: la fratellanza nelle armi tra bianchi e neri».

Tratto da: Robert Muller, Ippolito Edmondo Ferrario, Maktub. Congo-Yemen 1965/1969, Ritter Edizioni.