Il triangolo alla crema che unisce Sanremo a Milano

Il triangolo alla crema che unisce Sanremo a Milano

Il triangolo alla crema che unisce Sanremo a Milano
Lia gli porse un piatto con delle fette di pane nero tostate, burro salato e un triangolo di sfoglia con all’interno della crema pasticciera.
Raoul, estasiato dalla perfezione di quella colazione, si concentrò sul dolce.
“Da quando ho scoperto questa prelibatezza, non sono più riuscito a farne a meno.
Il segreto sta tutto nell’armonia degli ingredienti.
La crema pasticciera, oltre a essere delicata, non è poca, ma neppure troppa.
In certe miserevoli pasticcerie ne metterebbero soltanto un velo, naturalmente per andare al risparmio”, osservò sprezzante.
Raoul detestava i piccoli calcolatori da bottega, coloro che inventavano forme di risparmio tese a un misero guadagno a scapito degli altri.
Un pasticciere che risparmiava sugli ingredienti ai suoi occhi altro non era che un patetico spilorcio.
“Ma anche l’eccesso di crema avrebbe due aspetti negativi.
Il primo, da subito evidente, sarebbe quello di rendere pesante e stomachevole un dolce così appetibile e leggero.
Il secondo, forse anche peggiore dell’altro, di renderne difficile l’assaggio.
Vedere la crema pasticciera che cola ai lati della bocca di chi lo addenterebbe mi farebbe passare la voglia di mangiarlo.
Le scene più ripugnanti le ho proprio viste in certi bar, quando taluni avventori masticano le brioche insozzandosi di briciole o di crema, alla stregua di maiali che rotolano nella loro sozzura”, proseguì il banchiere, perdendosi nelle sue elucubrazioni mattiniere a voce alta alle quali Lia aveva fatto l’abitudine.
“Il vero peccato è che la pasticceria “Alla foce”, di Sanremo non sia qui dietro l’angolo.
Mi auguro solo che la proprietaria, Patrizia, mantenga la parola e mi rifornisca, ogni volta che lo desidero, di questa delizia”, concluse lui, rivolgendosi alla governante che annuiva.
Dopo aver terminato di servirgli la colazione, la donna tornò nelle cucine, lasciandolo solo.
Tratto da “Assedio mortale a Milano. La terza indagine del banchiere Raoul Sforza” di Ippolito E.Ferrario,  Fratelli Frilli Editori
Vittorio Feltri recensisce Assedio mortale a Milano

Vittorio Feltri recensisce Assedio mortale a Milano

Vittorio Feltri recensisce Assedio mortale a Milano

Un sentito ringraziamento a Vittorio Feltri per la pagina che ha voluto dedicare al romanzo Assedio mortale a Milano. La terza indagine del banchiere Raoul Sforza.

Un lungo articolo che testimonia l’attualità della storia incentrata sul tema dell’immigrazione e che vede protagonista Milano e sopratutto il terribile banchiere “nero” Raoul Sforza.

 

 

 

Milano come Lampedusa?

Milano come Lampedusa?

Milano come Lampedusa?

E se Milano dovesse mai subire un’immigrazione di proporzioni colossali come quella raccontata nel mio libro, il sindaco Sala pronuncerebbe le stesse parole del sindaco Villa?

 

“Prima di essere un sindaco sono un uomo e, come tale, è mio dovere soccorrere chi ha bisogno.

Milano non si salva restando a guardare.

Stiamo vivendo in prima persona la tragedia di luoghi come Lampedusa, abbandonati a sé stessi, dimenticati, dove la gente muore in mare prima di raggiungere terra.

Io non ci sto!

Piazza del Duomo è il nostro Mediterraneo e io cercherò di salvare più vite possibile. Adesso tornerò in piazza a coordinare gli aiuti.

Chi desidera dare una mano è benvenuto, gli altri restino pure a guardare”, concluse Villa tutto d’un fiato.

Tratto da “Assedio mortale a Milano. La terza indagine del banchiere Raoul Sforza” di Ippolito E. Ferrario, Fratelli Frilli Editori

 

 

 

Arte e cucina

Arte e cucina

Arte e cucina
La base era costituita da un battuto di crudo di ricciola e gambero di Santa Margherita, sopra muscoli e vongole appena scottati, brunoise di verdure crude, polvere di bottarga, barbabietola, galletta del marinaio e l’immancabile salsa verde.
L’impiattamento era ispirato a linee geometriche perfette: il Cappun Crudo, infatti, veniva disposto nel piatto a formare un quadrato.
“Siamo di fronte al puro dadaismo applicato in cucina. Osservate la perfezione delle linee e la composizione degli ingredienti.
Ad una visione più approfondita, nell’armonia con cui sono stati disposti i vari componenti, mi sembra di scorgere addirittura un antico mosaico ravennate. All’Agave il cibo viene sublimato in arte”, osservò Raoul estasiato.
Tratto da Assedio mortale a Milano. La terza indagine del banchiere Raoul Sforza di Ippolito Edmondo Ferrario, Fratelli Frilli Editori