Banksy a Venezia

Banksy a Venezia

Anche se il banchiere nero è un raffinato collezionista di arte antica, dell’Ottocento e Moderna, egli non si sottrae al fascino che può riservare anche l’arte contemporanea, soprattutto se porta la firma di Banksy. Buona lettura.

Il graffito del celebre artista di strada era lì, a filo dell’acqua del canale, impresso sul muro scrostato di una casa.

Mara conosceva bene la storia di quell’opera d’arte che il misterioso artista di fama internazionale aveva fatto in una notte.

Il bambino con il giubbotto di salvataggio addosso e il razzo di segnalazione con il fumo color fucsia era intatto, ma qualcuno, poco più in là, aveva disegnato una grande svastica rossa.

C’erano anche altre chiazze di vernice sparse sul muro, che non avevano intaccato il graffito.

Il viavai di turisti e di persone non era eccessivo, ma nessuno dei presenti, in quel momento, sembrava badare al murale e a quel tentativo maldestro di rovinarlo.

Tratto da “I fantasmi del banchiere nero. La quarta indagine di Raoul Sforza” di Ippolito E. Ferrario, Fratelli Frilli Editori, 2024

 

 

 

 

I diavoli di Bargagli/ Cristo Re

I diavoli di Bargagli/ Cristo Re

I diavoli di Bargagli/ Cristo Re

Terminò il pasto con due tazze di caffè nero; Lia glielo servì in tavola direttamente dalla moka.

Dopo l’ennesima rapida occhiata all’orologio, si riaccese il sigaro che aveva iniziato a fumare poco prima, durante l’incontro con Villa. Si concesse ancora qualche istante a tavola, assorbito dai suoi pensieri.

Osservò le due tavole quattrocentesche dell’artista rinascimentale Carlo Crivelli appese alle pareti.

Si trattava di due opere d’arte di grandissimo valore che facevano parte della vasta collezione di pittura antica ereditata dal nonno.

Ne amava una in particolare, quella che ritraeva Cristo Redentore attorniato da schiere di angeli alle sue spalle.

La figura del figlio di Dio dominava tutta la verticalità della tavola lignea.

Lo aveva sempre colpito l’espressione fiera e per nulla mite di Cristo.

L’artista lo aveva dipinto con tratti che lo rendevano più simile ad un condottiero che non a colui che viene e rimette i peccati del mondo.

Pur non professandosi cristiano, amava quell’opera e la sensazione di forza e di vittoria che da essa emanava.

Gli occhi di Gesù avevano la stessa durezza e la profondità dello sguardo di un soldato di lungo corso, antico o moderno che fosse, di un uomo d’armi, sopravvissuto a decine di battaglie.

Per Raoul quello era il Cristo combattente, non certo quello che moriva sulla croce per salvare l’umanità.

 

Tratto da I diavoli di Bargagli di Ippolito Edmondo Ferrario, Fratelli Frilli Editori, 2022