Da oggi disponibile, in prevendita e in offerta limitata, su ferrogallico.it: spedizioni entro il 31 luglio.
In distribuzione libraria, invece, dopo l’estate…
Sudafrica. Oggi. Località nei pressi di Pretoria. Italo, classe 1944, sta trascorrendo una serata nella propria farm, in compagnia della famiglia e di Giorgio, suo vecchio amico… ben presto, la conversazione finisce sull’ennesima aggressione, feroce, subita da farmer bianchi e sul clima di terrore e di violenza a cui sono sottoposti. Improvvisamente, la corrente elettrica viene interrotta. Rumori provengono dall’esterno della casa. I due uomini si preparano al peggio… in loro, l’istinto è ancora quello di una volta; gli amici sono pronti ad affrontare l’ennesima sfida, forse l’ultima. In un lampo, nella mente di Italo riaffiorano i ricordi dei giorni del suo arrivo in Africa… Prima metà degli anni Sessanta, la guerra civile sconvolge l’ex Congo belga. Migliaia di uomini, donne e bambini vengono massacrati. Il Paese è sull’orlo del baratro, impotente di fronte alla guerra civile. Nessuno sembra in grado di respingere questo orrore. Ad un certo punto, arrivano loro. Per molti, sono semplici avventurieri. Per altri, sono reduci sconfitti di guerre passate o assassini al soldo del migliore offerente. In patria, li chiamano “mercenari”. Per i loro nemici, diventano, semplicemente “les affreux”. I terribili.
Soggetto e sceneggiatura di Ippolito Edmondo Ferrario, disegni di Stefano Mazzotti. Con i contributi extra di Franco Nerozzi (“Les affreux. Trent’anni dopo”: un lungo ricordo personale fatto di immagini e parole) e di Alberto Palladino (con uno scritto sulla storia e sulla situazione attuale del Sudafrica, con le foto di Davide Di Stefano).
Non tutti gli uomini si inginocchiano.
Difendi la tua storia, difendi te stesso.
Les Affreaux. I Terribili.
Prossimamente in libreria.
Ferrogallico. Fumetti ostinati e contrari.
30 giugno 1965. Robert Muller si prepara a lasciare il Congo
Come da programma, rientrai a Stanleyville e vi rimasi alcuni giorni. Feci qualche pattuglia nei pressi della città, ma nulla di memorabile. Qui incontrai Bob Denard, che era diventato il comandante del battaglione, avendo sostituito il belga Lamouline. Il giorno della partenza guardò le mie carte e mi congedò. Mi disse che ci saremmo rivisti. Era il 30 giugno, festa dell’indipendenza congolese. Quel giorno Mobutu, ormai divenuto un despota, fece impiccare tre dissidenti, per mostrare il suo potere. Io ormai ero prossimo a lasciare il Congo. Il 10 luglio mi fu consegnato il biglietto aereo per Bruxelles. Partimmo per Léopoldville dove rimanemmo un giorno prima di imbarcarci per l’Europa. Arrivato a Bruxelles andai a cercare un albergo e ritirai tutti i soldi che avevo depositato in banca. Avrei dovuto fare festa. Andai a cena in un ristorante, ma non mi sentivo soddisfatto, anzi. Anche la sera, tornato in albergo, feci fatica ad addormentarmi, tanto che, per chiudere occhio, dovetti prendere il cuscino e le coperte e sdraiarmi sul pavimento. A certe comodità non ero più abituato. Crollai comunque in un sonno profondo. Il mattino successivo, la donna delle pulizie mi trovò mentre dormivo ancora a terra. era giunto il momento di partire.
Tratto da: Robert Muller, Ippolito Edmondo Ferrario, Un parà in Congo e Yemen 1965-1969, Mursia
Nove anni fa, con poca esperienza e molto entusiasmo, mi accostavo al mondo dei tanto vituperati “mercenari” che avevano combattuto in Congo negli anni Sessanta del secolo scorso. Qualche anno dopo, nel 2018, avrei avuto l’onore e la fortuna di raccogliere le memorie di uno di loro. Un racconto disincantato, intenso e sferzante da cui nacque il libro scritto a quattro mani con Robert Muller. Ritenevo che con quel lavoro potessi voltare pagina e dedicarmi ad altro.
A gennaio di quest’anno, un giorno come un altro, prese forma inaspettatamente un vecchio progetto mai realizzato e di cui di tanto in tanto accennavo a Robert: realizzare un libro fotografico sulla sua esperienza da volontario nel Congo e nello Yemen. Nel giro di qualche giorno mi ritrovai in possesso del suo vasto archivio composto da un qualche centinaio di scatti dell’epoca. L’impegno era quello di raccontare non tanto la sua vicenda personale quanto, attraverso le immagini, quella dei suoi commilitoni, i tanti ragazzi di allora, molti dei quali non hanno fatto ritorno.
Oggi, mentre il libro è quasi pronto per essere consegnato all’editore, sento l’impegno di tenere acceso il riflettore su di loro, i “soldati liberi” di quel tempo. L’avventura per me è ricominciata e si prospetta lunga.
Vi lascio con le parole di Nony, al secolo Girolamo Simonetti, l’amico fraterno con cui Robert partì da Milano alla volta del Congo. Correva il 1965. Quel Nony che ho sentito nominare innumerevoli volte a tal punto da avere l’impressione che fosse ancora qui tra noi, tanto è nitido il suo ricordo in quelli che lo hanno conosciuto. Nony, alla fine del suo libro (Il bottino del mercenario, Ciarrapico Editore, 1987) così scrisse sulle schiere di ragazzi ai quali si era unito in Congo:
Forse, fra tutti i paragoni fatti, quello che mi sento d’accettare più vicino allo spirito mercenario è quello con i pirati. Pirati all’arrembaggio in un mare ostile di incomprensioni, che necessita della loro presenza ma li disprezza, un mare di opportunismi, di accordi al vertice, di materialismi d’ogni colore, di specioso e interessato perbenismo. Pirati del XX secolo, che difendono la loro filibusta con la sciabola in una mano mentre con l’altra ghermiscono una bottiglia di rum (o di Primus in questo caso) e combattono irridendo al nemico, incuranti di tutto e di tutti.
Si è tenuta giovedì 30 gennaio 2020 alle 21.15 presso la sede milanese dell’Anpd’I (Associazione Nazionale Paracadutisti d’Italia) l’ultima presentazione del libro “Un parà in Congo e Yemen 1965-1969” di Robert Muller e Ippolito Edmondo Ferrario, edito da Mursia. Gli autori, introdotti dal paracadutista Mauro Melchionda e dallo scrittore Gianluca Favro, hanno ripercorso la genesi del libro e ricordato i punti salienti della narrazione.
L’attenzione si è concentrata su Robert Muller che, dopo una serie di proiezioni di alcuni estratti del libro, ha alle domande dei numerosi presenti intervenuti alla serata.