Il banchiere ed il suo amore per Genova

Il banchiere ed il suo amore per Genova

Il banchiere ed il suo amore per Genova

Pure allora il giovane Raoul, ben diverso dall’uomo che poi sarebbe diventato, si stupiva nel provare un’inspiegabile attrazione per la fatiscenza della città, soprattutto del suo centro storico, assurto a ricovero di un’umanità disperata e promiscua, la stessa che già in quegli anni gli suscitava fastidio e repulsione.

Prima ancora di arrivarci, cercò di immaginare il Porto Antico per come se lo ricordava, con le sue architetture disarmoniche e contrastanti, frutto di epoche diverse; e ancora ripensò alla Sopraelevata che vi correva accanto, al di sotto della quale si aprivano scorci a tratti squallidi che testimoniavano un passato marittimo ormai in decadenza.

Un declino che si manifestava per Raoul anche nelle persone che vivevano all’ombra di quelle tetre infrastrutture, come se il luogo potesse mutare il corredo genetico delle persone, modificandolo naturalmente in peggio.

Seppur avvolto dalla nebbia, il porto era cambiato rispetto a come il banchiere se lo ricordava.

C’era stata un’ampia riqualificazione di spazi e di edifici che lo avevano migliorato, facendolo diventare un’attrazione per le persone, un’indiscussa meta turistica. Quello che un tempo era il regno dei portuali, terra di camalli e prostitute, non esisteva più, soppiantato da altro.

Raoul non seppe giudicare se ciò fosse un bene o meno.

Dal suo punto di vista forse no, ma si limitò a osservare i cambiamenti.

Tratto da I diavoli di Bargagli di Ippolito Edmondo Ferrario, Fratelli Frilli Editori, 2022

 

 

Il banchiere ama gli Aerosmith

Il banchiere ama gli Aerosmith

Il banchiere ama gli Aerosmith

Giunse a Bonassola che era da poco passata l’una di notte.

Con sua grande sorpresa si accorse che la nebbia giunta dal mare si stava lentamente dissolvendo.

La visione gli procurò una strana sensazione che non riuscì a spiegarsi. Arrivato a casa, per prima cosa si rilassò sotto il getto caldo della doccia. Vi rimase per molto tempo.

Il sonno che aveva accumulato scivolò via con l’acqua. Era notte fonda quando Raoul prese dalla sua custodia una chitarra acustica, una Martin D45. Si mise in salotto, dopo aver acceso il fuoco nel camino.

Iniziò a suonare Seasons of Wither, una delle canzoni che amava di più degli Aerosmith. Scritta e registrata dallo stesso Steven Tyler nel 1973, la musica e le parole erano ispirate ai paesaggi invernali del Massachusetts.

Raoul suonò e poco dopo si addormentò sul divano di pelle, mentre il fuoco proiettava strani arabeschi sul suo volto rilassato.

Tratto da I diavoli di Bargagli di Ippolito Edmondo Ferrario, Fratelli Frilli Editori, 2022

 

 

 

La campagna elettorale appena conclusa

La campagna elettorale appena conclusa

La campagna elettorale appena conclusa

Ripensò alla campagna elettorale appena trascorsa, a quando ancora si prestava metodicamente a essere immortalato, dopo ogni comizio, accanto ai militanti che glielo chiedevano.

Bagni di folla, abbracci, baci e foto facevano parte della quotidianità di Villa.

Nei mesi che avevano preceduto la sua elezione aveva viaggiato sempre con al seguito un fotografo, incaricato di immortalarlo in qualsiasi momento: quando entrava in un bar per una semplice colazione, oppure mentre passeggiava tra la gente nei mercati rionali o ancora durante qualche inaugurazione.

Tutto quel materiale confluiva sui social, puro carburante per alimentare la macchina elettorale intorno alla sua persona. Villa seguiva le orme di Benito Mussolini, rielaborando in chiave moderna il culto della sua persona: non c’erano foto mentre partecipava alla battaglia del grano, ma non mancavano quelle in cui si prodigava a pubblicizzare prodotti enogastronomici rigorosamente italiani.

E tra una spremuta di arance di Sicilia, una piadina romagnola con squacquerone e prosciutto crudo del Consorzio di Parma o una pizza napoletana, Villa si faceva rappresentante del sovranismo nazionale.

Tratto da I diavoli di Bargagli di Ippolito Edmondo Ferrario, Fratelli Frilli Editori, 2022

 

 

Estate intensa per I diavoli di Bargagli

Estate intensa per I diavoli di Bargagli

Certamente è stata un’estate intensa dal punto di vista editoriale per il romanzo I diavoli di Bargagli (Fratelli Frilli Editori) che rappresenta idealmente la seconda “avventura” del banchiere milanese Raoul Sforza.

Tra presentazioni e recensioni, il libro è andato completamente esaurito, tanto che nel mese di agosto purtroppo non è stato  più disponibile.

La prima ristampa è giunta prontamente in settembre.

Con queste poche righe desidero ringraziare tutti coloro che hanno contribuito a questo piccolo successo editoriale. Molti di voi li conosco tramite i social e i messaggi che ricevo, ma non tutti naturalmente. Grazie di cuore.

Raoul tornerà se non prestissimo, presto. La stesura del terzo romanzo è terminata. Qualche mese e “il banchiere che non ti aspetti” tornerà in libreria più cinico e crudele che mai…

Stay Tuned!

 

Una foto, un anno dopo

Una foto, un anno dopo

Una foto, un anno dopo

Circa un anno fa, scattavo a giugno la fotografia che sarebbe poi divenuta la copertina del romanzo I diavoli di Bargagli. Era il 13 giugno.

In quei giorni il secondo libro del banchiere era poco più che abbozzato. Nei mesi successivi, esso avrebbe preso forma, poco alla volta.

Ora desidero ringraziare personalmente, uno ad uno, tutti coloro, lettrici e lettori, che  lo hanno acquistato e che continuano a farlo.

Lettrici e lettori che ho conosciuto personalmente o tramite i social, e coloro che invece semplicemente lo hanno letto senza necessariamente scrivermi. Vi sono riconoscente per tutto.

Io sono ancora qui, un po’ emozionato, sui luoghi del romanzo, tra Bonassola e Framura, ma sono anche pronto a regalarvi la terza avventura del banchiere di Milano.

Datemi  solo un po’ di tempo…

Ippolito

 

Recensione de I diavoli di Bargagli su Il Cittadino di Lodi

Recensione de I diavoli di Bargagli su Il Cittadino di Lodi

Recensione de I diavoli di Bargagli su Il Cittadino di Lodi

 

 

Un lungo filo unisce gli ultimi giorni della seconda guerra mondiale alla nostra attualità. Un’oscura vicenda vede fronteggiarsi i nazisti in ritirata e i partigiani sui monti dell’entroterra ligure. Una storia che sembrava sepolta torna invece in superficie e innesca meccanismi di un racconto giocato su più piani temporali e dall’impeccabile equilibro narrativo.

Ippolito Edmondo Ferrario, milanese con legami familiari alla terra lodigiana, autore, tra gli altri, di scritti sulla figura di Paolo Gorini, torna al romanzo e lo fa con “I diavoli di Bargagli”, edito da Fratelli Frilli.

Indiscusso protagonista è Raoul Sforza, affascinante e sfuggente faccendiere e mago della finanza meneghino già al centro di una precedente indagine “privata” firmata da Ferrario (Il banchiere di Milano, 2021).

Ricco, cinico, sprezzante e poco incline ai rapporti umani, Sforza viene chiamato in causa, suo malgrado, da una lettera che lo fa precipitare in una realtà intima e personale dalla quale emerge un aspetto sentimentale e doloroso che il lettore troverà inusuale, visto il suo temperamento.

Il romanzo, un giallo-noir con accurati riferimenti storici e una strepitosa track list (Raoul è un grande appassionato di musica e le citazioni di brani rock e classici si sprecano) si srotola tra Bonassola (luogo del cuore di Sforza), i monti del’entroterra del Levante ligure e l’antica dimora milanese del solitario ed elegante protagonista.

Nelle case di Milano e Bonassola Roul Sforza ritrova la propria dimensione personale, incontra personaggi a tratti ambigui ed equivoci, tesse tele occulte ed elabora teorie riguardo fatti che lo videro protagonista agli albori degli anni Ottanta e che tornano all’improvviso nella sua vita, riacutizzando un’antica ferita.

Un romanzo ben scritto, un intreccio appassionante e un finale sorprendente sono gli ingredienti di questo noir crudo e raffinato nello stesso tempo, dove  gli attori che animano la storia rivelano spesso un lato oscuro e tenuto sottotraccia: lato che non sfugge al banchiere-investigatore milanese. Passo dopo passo, incontro dopo incontro, il quadro si chiarisce, un uomo e un’intera comunità fanno i conti con il loro passato.

Arrigo Boccalari